Un poeta insolente durante il carnevale del 1754

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Campo San Zulian - Sestiere di San Marco

Un poeta insolente durante il carnevale del 1754

Si era in pieno carnevale: canti e suoni per calli e campielli, maschere a frotte dovunque, ma specialmente a Rialto, nelle Mercerie e in Piazza San Marco. Grida e stornelli frammisti a beffe ed arguzie; una gaia baraonda tutta sollazzo e brio.

Nel pomeriggio del 20 febbraio 1754 dalla sua casa di San Pantaleone partiva la bella e “superbiosaNicoletta Barbo, insieme “co so zermana Badoera“, seguita dal marito sier Anzolo e dai patrizi Venier e Pisani tutti mascherati e la lieta comitiva s’incamminava verso San Marco. Passato il Ponte di Rialto, la gente nelle Mercerie divenne folla e la compagnia, preceduta da un popolano, vestito da “codega“, che faceva largo, giunta in Campo San Zulian venne fermata da una maschera messa alla spagnola: “Qua, qua, siore maschere, parla un poeta!“.

Sopra una sedia l’avvocato Isepo Pichi, truccato alla francese, predicava dinanzi al caffè “Ancilotto“, ma quando vide lo spagnolo avvicinarsi seguito dalle maschere, interruppe la predica: cominciò allora un gran stimpellamento di chitarre e trombette, e poi si udì la voce dell’avvocato declamare, mentre mostrava al pubblico un “piavolo de pezza“:

Quel che ha creà sta machina dal niente
su l’istesso model n’ha fato tuti;
magna, beve, ronchiza ogni vivente,
e le done tradisse e belli e brutti;
-*-
xe benefizio a ognun el sol luzente,
el prossimo ognun ha sui so persuti;
la morte alfin, ch’è l’ultimo dei mali,
manda tuti a far terra da bocali!

E Daniele Farsetti, e il prete Sachellari, mascherato da “conzacareghe“, e lo stesso Pichi intonarono a gran voce una specie di ritornello a chiave:

Cussi la Nicoletta
da ca’ San Pantalon
la nobile spusseta
terminarà in casson;
-*-
e a so mario in quei zorni,
pim, pum, parapapum,
no resterà che i corni, e bum, e bum, e bum!

L’allusione era troppo evidente, e l’avvocato Pichi ricevette dal marito della Barboun bum” in forma di concreto colpo di bastone. Sorse un trambusto; gridi, fischi e pugni; il Farsetti e il Sachellari scapparono, la Barbo pensò di svenire e il poeta Pichi bastonato, si salvò in farmacia Mantovani in Calle Larga San Marco.

Si seppe poi che il Pichi, innamorato della Barbo, compiacente con chi le garbava, aveva combinato la scena per dispetto di adoratore respinto. Sier Anzolo Barbo sporse querela; l’avvocato Pichi fu confinato a Padova per due anni e di patrizio Farsetti e il prete Sachellari ciascuno a venti ducati di multa. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 13 febbraio 1927.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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