Parrocchia di Santa Maria Gloriosa vulgo dei Frari

0
2312
Chiesa di Santa Maria Gloriosa vulgo dei Frari - San Polo

Parrocchia di Santa Maria Gloriosa vulgo dei Frari

Posizione Ad Occidente del centro della città, abbraccia un tratto della sponda del Canal grande.

Chiesa

Fondazione. Intorno all’anno 1250 alcuni seguaci di San Francesco, dell’Ordine dei Minori, venuti a Venezia, ottennero per i loro santi esercizi, un’antica Abbazia intitolata a Maria Vergine, posta sul confine delle due Parrocchie di San Tommaso (San Tomà) e di San Stefano Confessore (San Stin). L’esemplare contegno di quei cenobiti rivolse a loro favore la beneficenza del governo, e degli abitanti, onde raccolte generose oblazioni, si accinsero a trasformare la piccola loro Chiesa in Tempio maestoso. Nicolò da Pisa, il celebre restauratore delle Arti del disegno, cui diede vita novella, trasferitosi verso il 1251 ad innalzare in Padova il famoso Edificio da dedicarsi a Sant’Antonio, giunse poi a Venezia, ove diede il modello per la Chiesa dei PP. Minori che si progettava di erigere. Ottaviano Cardinale di Santa Maria in via latea, Legato apostolico, benedisse nell’anno 1250 la prima pietra del nuovo Tempio, al quale impose il titolo di Santa Maria Gloriosa. Quella religiosa famiglia essendo copiosissima di fratelli, volgarmente chiamati Frati, diede origine ad aggiungere al titolo di Santa Maria Gloriosa quello pure dei Frati, e per corruzione di voce si disse dei Frari. Per il corso di un secolo procedette la costruzione della gran mole; finalmente a compimento condotta, fu consacrata nel 27 maggio 1492 da Pietro di Trani Vescovo Telesino. Contemporaneamente, anche il ristretto Chiostro della preesistente Abazia, fu ridotto a vasto convento; e in proporzione di quegli edifici, s’innalzò il Campanile, fondato nel 1561 da Jacopo Collega, e compiuto nel 1596 da Pietro Paolo figlio di lui. Era in quei tempi costume che le campane di San Marco, di San Francesco della Vigna, e di San Geremia dessero il segno della convocazione del Maggior Consiglio della Repubblica, quindi venne disposto, che eguale servigio prestassero anche quelle di questa chiesa, onde potessero agevolmente i consiglieri, dispersi in vari punti della città, essere avvertiti del momento della riunione del sovrano consesso. Uscirei di gran lunga dal disegno dell’Opera se mi accingessi a descrivere la magnificenza di questo Tempio, che brilla fra i più cospicui; del quale ho detto con qualche estensione nel mio libro Otto Giorni a Venezia. Mi limito soltanto a far cenno, essere fregiato di preziosissime decorazioni in marmo, in pittura, ed in tarsia, e di molti giganteschi monumenti in varie epoche eretti, fra i quali primeggiano quelli dei Dogi Francesco Foscari, Nicolò Tron e Giovanni Pesaro, ai quali di recente si aggiunse l’altro al celebre Canova innalzato.

Parrocchia

Collocato il Tempio, come si è detto, sul confine di due Parrocchie, non aveva circondario su cui esercitare spirituali diritti. Nel 1810 soppresse quelle, e disciolta la religiosa comunità dei PP. Minori, la loro chiesa fu eretta in parrocchiale. Si compose allora il suo circondario prendendo quelli delle parrocchie di San Tommaso (San Tomà), di San Stefano Confessore (San Stin) e aggiungendovi alcune frazioni di San Paolo (San Polo), di Sant’Agostino, e di Sant’Ubaldo (San Boldo), tutte cinque soppresse, vi si unirono pure alcune contrade della conservata parrocchia di San Pantaleone; questo complesso formò l’ampio spazio della ecclesiastica giurisdizione del nuovo parroco.

Chiese nel circondario di questa parrocchia attualmente ufficiale

San Paolo Apostolo vulgo San Polo. Sussidiaria. Ho detto nella Introduzione a questo Sestiere, che Pietro Tradonico Doge nell’836 e il di lui figlio e collega Giovanni, eressero questo Tempio in un’isola poco da Rialto lontana. Richiese la sua antichità di rifabbricarlo più volte, ma signora in quai tempi; però alla fine dello scorso ultimo secolo, minacciando di rovinare, venne rialzato con disegno di David Rossi, e alla presente condizione ridotto. Nell’anno 1810 concentrata questa Parrocchia nella nuova di Santa Maria Gloriosa dei Frari, la Chiesa diventò sussidiaria della medesima.

San Tommaso vulgo San Tomà. Oratorio Sacramentale. Eretto nei primi secoli di Venezia dalle famiglie Teonisto e Miani, rinnovato nel secolo XIV, ampliato nel 1508, abbellito nel 1652, rifabbricato dai fondamenti nel 1742 con modello di Francesco Bognolo. Stabilito da pochi anni un Ospizio dei Padri Minori conventuali nelle case a questa Chiesa adiacenti, fu la stessa lor concessa, e ne sostengono l’ufficiatura.

San Rocco. Oratorio Sacramentale dell’Arciconfraternita al santo medesimo intitolata. Nella Chiesa Parrocchiale di San Giuliano erasi, nel XV secolo, formata una Confraternita devota a San Rocco, la quale riconosciuta con Decreto 10 giugno 1478 dal Consiglio dei Dieci, si associò ad altra sotto lo stesso titolo digià stabilita nella Chiesa dei Frari. Glorioso era in quei tempi commettere furti di Corpi Santi, dal che animato lo zelo di un Monaco Camaldolese di nome Mauro, si portò ad Ughiera o Voghera, città di Lombardia, ove profittando delle tenebre della notte, trafugò la salma di San Rocco ivi gelosamente serbata in un Oratorio, lasciandovi soltanto due ossa, e seco trasferendo a Venezia il rimanente di quelle sacre reliquie, le quali furono, per il momento, deposte nella Chiesa di San Giminiano. Costruito regolare processo, e stabilita l’autenticità del sacro Corpo, fu esposto alla pubblica venerazione. La pia unione a questo Santo devota, dispose allora di collocarsi presso un’antica Chiesa già intitolata a Santa Susanna, di cui si è detto nella Parrocchia di San Stefano; ma poco dopo, cangiato divisamento, passò a fermar sua dimora nell’antico Palazzo dei Patriarchi di Grado a San Silvestro, ove con pompa solenne le spoglie di San Rocco si collocarono. Alcune controversie fra il Parroco di San Silvestro, e la Confraternita, la obbligarono a cercar nuova sede, e quindi eresse, con disegno di M. Bortolammeo Buono, una Chiesa presso il Convento dei Frari, nella quale fu trasportato, nel 1490, il Corpo del Santo suo Protettore; Chiesa dappoi consacrata nel giorno 1 gennaio 1508 da Alerio vescovo di Chisamo. Il sacro edificio, costrutto con troppa celerità, cominciò sul principio del secolo XVIII a minacciare caduta, per cui nel 1725 fu d’uopo riedificarlo quasi del tutto, per opera di Giovanni Scalfarotto, che seppe conservare la Cappella maggiore e le due laterali di originaria costruzione di M. Buono, e seguire l’euritmia dallo stesso tracciata. Il marmoreo Prospetto è opera di Bernardo Macaruzzi. La Confraternita che ne primi anni aveva continuato a riunirsi nel solito locale presso San Silvestro, desiderosa d’avvicinarsi alla sua Chiesa, ottenne, nel 1516, dal Capitolo della Parrocchia di San Pantaleone un fondo alla Chiesa stessa propinquo, sul quale eresse il maestoso Edificio che tuttora si ammira, volgarmente chiamato Scuola di San Rocco.

Scuola di San Rocco. Forma questa un gran dado che sembra getto di bronzo: il principale Prospetto, che sorge sul campo, in due ordini corinti diviso, è riccamente intarsiato di preziosi marmi. L’interno è ricoperto di scelte pitture, quasi tutte di J. Tintoretto; e la Scalea che mette al secondo piano, troverebbe difficilmente l’eguale nelle residenze dei Monarchi d’Europa: a tutto questo si aggiunsero finissime sculture in marmo ed in legno, e molte altre venuste decorazioni. Bortolammeo Buono, Sebastiano Serlio, Sante Lombardo, Antonio Scarpagnino e J. Sansovino, architetti di alta rinomanza, svilupparono la loro maestria in questo sontuoso Edificio, condotto a compimento nel 1549 col dispendio di 47 mila ducati d’oro. La Confraternita di San Rocco primeggiava fra le più cospicue della Città, e gli stessi Patrizi tenevano a grand’onore d’esservi ascritti. Divenne ben presto ricchissima di sante reliquie, di preziosa suppellettile, e di Capitali; talchè nel passato secolo contava l’annua rendita di circa 60 mila ducati veneti, di cui la massima parte, con saggia distribuzione, erogava a sollievo della indigenza; per la quale liberalità, piacque al Sommo Pontefice Pio VI, nel 1789, innalzarla sopra le altre, concedendole, con molte spirituali prerogative, il titolo di Arciconfraternita. Nella generale soppressione decretata nel 1806 dal cessato Governo Italiano, per cui le sole fraterne del SS.mº Sacramento si conservarono, l’Arciconfraternita di San Rocco fu l’unica rispettata. Il Demanio avocò le sue rendite, ma vi sostituì un conveniente assegno per la ufficiatura della sua Chiesa.

San Giovanni Evangelista. Oratorio Sacramentale, Priorato della Patrizia famiglia Badoaro. Fu innalzato nel 970 a cura della suddetta Famiglia Badoaro, la quale poi nel secolo XIII vi aggiunse un Ospitale con un Priore, per la cui elezione conservò il Patronato. Una pia Confraternita stabilita nel 1261 nella Chiesa di Sant’Apollinare, ottenne nel 1307 di trasferirsi nella Chiesa suddetta di San Giovanni Evangelista, ed ebbe indi dal Priore Geremia Badoaro un quarto dell’adiacente Ospitale per le sue devote adunanze. Più tardi le fu consegnato anche il rimanente dell’Edificio, assumendo essa in ricambio di provvedere al trattamento di 12 povere. Con il processo del tempo anche questo Sodalizio divenne copiosissimo e ricco, e fu annoverato fra le sei Grandi Scuole della Città. Colpito dalla soppressione del 1806, l’ampio locale destinato ai religiosi esercizi fu secolarizzato, ma la Chiesa rimase al Patrono, e viene dal Priore ufficiata come Oratorio sacramentale.

Chiese secolarizzate

Sant’Ubaldo vulgo San Boldo già Parrocchiale. Eretta intorno al secolo XI dalle famiglie Giusta e Trona sotto il titolo di Sant’Agata. E Rialzata nel 1305, assunse poi verso l’anno 1482 il titolo di Sant’Ubaldo, volgarmente detto San Boldo. Venne ancora rifabbricata nel 1735, ma secolarizzata nel 1810, fu demolita.

San Stefano Confessore vulgo San Stin già parrocchiale. Sembra costrutta nel X secolo, fu più volte riedificata, colpita anche questa dalla recente soppressione, non ne rimase che l’area e porzione delle mura di cinta.

Sant’Agostin già Parrocchiale. Pietro Marturio vescovo di Castello fece innalzar questa Chiesa nel 969 in onore del Santo Vescovo d’Ippona. Due volte dalle fiamme distrutta, venne altrettante riedificata, ed ebbe l’ultima consacrazione l’anno 1691. Secolarizzata dal Go verno Italiano, è ora convertita ad usi profani. Parleremo più abbasso di una Iscrizione adiacente alla stessa.

San Nicolò della lattuga È fondata tradizione che, verso l’anno 1332, il Patrizio Nicolò Lion, Procurator di San Marco, aggravato d’infermità, bramoso di cibarsi di lattughe, ne ricevesse dall’Orto dei Frati Minori. Ristabilito in salute, l’illustre Personaggio fece innalzare in quella ortaglia una Chiesa dedicata a San Nicolò, perciò detta della lattuga, e vi aggiunse un chiostro a più comodo ospizio di alcuni di quei Religiosi, donando indi il tutto a quella Comunità. Soppressa la famiglia di quei Claustrali, fu demolita la Chiesa, e il Convento si trasformò in abitazioni private.

Intorno alla Piazza o Campo dei Frari sorgevano quattro Edifici per i religiosi esercizi di quattro Confraternite, chiamate: di Sant’Antonio, della Passione, dei Santi Ambrogio e Carlo, ossia dei Milanesi e di San Francesco. La prima (Sant’Antonio) è ora innestata all’Archivio Generale, le tre altre si ridussero ad abitazioni particolari.

Scuola di Sant’Aniano già destinata alle pie unioni dei Calzolai, sorge rimpetto alla Chiesa di San Tommaso ed è convertita ad usi privati.

Scuola di S. Giovanni Evangelista Parlando della Chiesa intitolata a questo Santo, si è detto anche della Confraternita o Scuola annessavi, e che fu secolarizzata.

Località meritevoli di particolare menzione.

Palazzi. Molti Palazzi s’innalzano sulla sponda del Canal Grande in questa Parrocchia compresa, fra i quali primeggiano li seguenti. 1.° Grimani (a San Tomà). Grandiosa mole di robusto magnifico aspetto. 2.° Pisani. Costruito nelle forme usate nei primordi del secolo XV, prima del rinascimento dell’architettura greco romana. Vi si osserva il gusto arabo qui dominante anche nei due secoli precedenti, ma condotto con finissima esecuzione che manifesta il progresso che già fatto aveano le arti, il capo-lavoro di Paolo Veronese, rappresentante la famiglia di Diario ai piedi di Alessandro, è qui custodito. 3.° Barbarigo (della Terrazza): viene presso quello Pisani, specchiandosi pure, ma solo in parte, sul Canal Grande ove sorge la sua Terrazza. È in questo riposta la tanto rinomata Galleria di preziosi quadri, fra i quali molti, e dei più celebri, di Tiziano. 4.° Grimani (a S. Polo). Elegante Palazzo, il cui Prospetto intarsiato di marmi finissimi, mostra quella prima maniera di architettare che sorse quando cominciava spuntare il gusto greco romano. 5.° Lasciando la sponda del Canal Grande, e internandosi verso il centro della Parrocchia, si distingue alla estremità del Campo San Polo il Palazzo Corner-Mocenigo. È opera di M. Sammicheli, del 1548, il suo maestoso Prospetto s’innalza sul labbro che fa sponda al Rio di San Polo, è diviso in tre ordini: Dorico, jonico, corintio, e fa palese lo stile robusto dell’architetto. Anche prima della ricostruzione condotta dal Sammicheli, questo Edificio doveva essere maestoso, avendovi Federico Cornaro accolto nel 1362 l’Arciduca d’Austria, e nel 1366 Pietro Lusignano Re di Cipro, al quale prestò 60 mila scudi d’oro, ricevendo in ricambio il Cavalierato, come ancora il dominio assoluto del Castello Piscopia in quel regno. Da questa famiglia Cornaro-Piscopia usci Cattarina regina di Cipro, e appunto in questo Palazzo vennero nel 1469 i messaggeri di Jacopo Lusignano a riceverla per accompagnarla al reale suo sposo. Estinto da alcuni anni questo ramo dei Cornelii o Cornaro, la proprietà dello stabile passò alla famiglia Mocenigo. Ora vi ha sede l’I. R. Direzione del Censo delle nostre Provincie.

Colonna d’infamia Presso l’angolo posteriore della Chiesa di Sant’ Agostino, si vede innestata nel pavimento una pietra bianca con l’iscrizione = LOC. COL. BAI, THE. MCCCX. Qui appunto sorgeva la colonna d’infamia posta dalla Repubblica quando fu demolita la casa di Bajamonte Tiepolo situata nel vicinato, e precisamente sull’area detta ora Campiello del Remer. Il V. P. Angelo M. Querini ottenne, nel 1785, dalla pubblica autorità quel monumento, e lo trasportò alla sua villa di Altichiero presso Padova, ove tenea copiosa collezione di antiche memorie. Ivi rimase sino alla fine del 1829, epoca in cui l’eruditissimo Sig. Casoni architetto e ingegnere idraulico presso questo R. Arsenale, ne rilevò con somma accuratezza il disegno, e la iscrizione, la quale, benchè corrosa, si conobbe così concepita

De Bajamonte fo guesto tereno
E mo (ora) per lo so iniquo tradimento
S’è posto in Chomun per altrui spavento
E per mostrar a tutti sempre seno
(sieno, cioè queste parole).

Poco dopo la ispezione dell’ing. Casoni, quella colonna fu acquistata dal sig. Sanquirico per il suo museo d’antiquaria che tiene in Venezia, e da lui fu poi rivenduta al nipote ed erede del Duca Melzi, onde essere collocata nel suo giardino di Tremezzina sul lago di Como. Anche l’erudito cav. Cicogna trattò profondamente l’argomento nelle iscrizioni veneziane (Vol. III p. 28 e seg.), con una Tavola che presenta il disegno della Colonna, e il fac-simile dell’iscrizione.

Archivio Generale Politico-Giudiziario L’archivio della Veneziana Repubblica è forse il più antico in Europa, rimontando gli atti che vi si serbano alla metà circa del nono secolo dell’E. C. e presentando essi le relazioni diplomatiche di quel Governo colle diverse nazioni conosciute nei primordi della sua esistenza politica, e nei secoli successivi.

Benché gli incendi più volte sofferti dal Palazzo Ducale, ove si custodivano le pubbliche carte, abbiano fatto perire alcuni documenti, nondimeno la massima parte fu salva, e l’attuale Governo di S. M. ne prese cura con la maggiore sollecitudine. Verso l’anno 1820, l’ampio Chiostro di già secolarizzato dei PP.Minori detti Frari, fu destinato a raccogliere tutti gli archivi dei tempi andati e presenti, sì politici che giudiziari, i quali in esso appunto con ogni diligenza furono riposti e distribuiti. Da un Prospetto venuto in luce nell’anno 1834 risulta, essere quel grande stabilimento composto di 298 sale e stanze, aversi nel medesimo concentrati 2276 archivi, componenti volumi 10.562.115, oltre quantità innumerabile di fascicoli. A tutto ciò si devono aggiungere gli atti raccolti posteriormente al 1834, con che il numero attuale dei volumi ascende ora a circa dodici milioni, oltre la gran copia degli staccati fascicoli. L’edificio per le pie unioni della Confraternita di Sant’Antonio vicino al Tempio dei Frari, fu incorporato al Chiostro suddetto, e serve ora agli uffici dell’Archivio.

Case Natali Il rinomato Poeta Gasparo Gozzi abitava la casa N. 2444 nella Calle Larga, vicino al Ponte di Donna onesta. Nella Calle Centanni, poco lungi dal Ponte di S. Tomà, ebbe dimora, nella casa N. 2367, Carlo Goldoni. A Sant’Agostino, verso il mezzo della Calle Rio terrà, sorge la casa N. 2013 ove è fama soggiornasse l’illustre letterato e tipografo Aldo Manucio. Queste tre abitazioni vennero di recente segnalate con Effigie e Inscrizioni che ricordano quei sommi ingegni; patrio ufficio cui soddisfece con somma diligenza il zelante Abate Zenier.

Feste Veneziane

La Repubblica riconoscente verso San Rocco per la grazia, impetrata da Dio, di liberare Venezia dal flagello della peste che tanto l’afflisse negli anni 1575 e 1576, non solamente decretò la erezione del maestoso Tempio al SS.mº Redentore, di cui parleremo a suo luogo, ma volle ancora che del Santo intercessore si trasmettesse devota memoria alla posterità. Venne per questo deliberato, che ogni anno alla ricorrenza del giorno di San Rocco, il Doge con la Signoria, con il Senato, e col corpo Diplomatico visitassero la sua Chiesa, ove quei Confratelli facevano al Principe pomposa accoglienza. (1)

(1) ANTONIO QUADRI. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. Tipografia Giovanni Cecchini (Venezia, 1844)

Parrocchia di Santa Maria Gloriosa vulgo dei Frari dall’Iconografia delle trenta Parrocchie – Pubblicata da Giovanni Battista Paganuzzi. Venezia 1821

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

SHARE

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.