Parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo vulgo San Giacomo da l’Orio

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Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo vulgo San Giacomo dall'Orio - Santa Croce

Parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo vulgo San Giacomo da l’Orio

Località Nel descrivere la Parrocchia dei Santi Ermagora e Fortunato (San Marcuola), ho accennato che alcune Isolette della Città formavano un gruppo, attraversato dal Canal Grande, il qual gruppo chiamavasi Luprio, o Lupao, od Orio, nome dappoi perduto dalle altre, ma conservato dalla sola isoletta ove giace la Parrocchia che forma il subbietto del presente Capitolo, la cui Chiesa, intitolata all’Apostolo San Giacomo Maggiore, volgarmente è detta San Giacomo dall’Orio.

Chiesa

Fondazione Alcuni scrittori riportano al X Secolo, od in quel torno, l’erezione di questa Chiesa fabbricata per cura delle famiglie Campoli di Oderzo, e Muli delle Contrade; l’oscurità de tempi rende però molto dubbiose tali notizie. Un antico marmo innestato sulla facciata colla iscrizione VVV ha fatto arguire, essersi fondato il tempio nell’anno 555, ciò per altro non combinando con le relazioni dei cronisti, è verosimile, che quella data si riferisca all’Era Veneta, e quindi al 976 dell’Era Cristiana, e concorderebbe così con la maggiorità delle opinioni. È però fuor di dubbio, che nel 1225 la Chiesa fu rinnovata quasi del tutto, a spese delle famiglie Badovara, e da Mula, e sottoposta alla giurisdizione del Patriarca di Grado, che la conservò sino alla unione di quella cattedra con la vescovile di Olivolo ossia Castello. Ebbe il Tempio altro ristauro radicale ai tempi del Sansovino (secolo XVI), nella quale circostanza venne decorato di preziosi marmi e di scelte pitture. È sommamente ammirabile nel suo interno una Colonna di verde antico, che sostiene due arcate dell’ala destra di chi entra per la maggior porta, la quale supera quante colonne fregiano i veneti monumenti, per la estraordinaria sua dimensione come per la venustà e politura del marmo, e per l’elegante jonico capitello che la corona.

Parrocchia

Come l’epoca dell’innalzamento della Chiesa, incerta è del pari anche quella della istituzione della Parrocchia: però si annovera fra le più antiche della Città. L’ampio suo circondario venne alquanto ristretto per la riforma del 1810. Con quel movimento le venne aggregata piccola parte della Parrocchia di San Simeon Profeta, tuttora sussistente, e le si unirono alcune frazioni delle allora soppresse Parrocchie di Sant’Ubaldo, di Sant’Agostino, di San Giovanni Decollato, e di Sant’Eustachio (San Stae). Ma nel tempo medesimo le furono staccate molte contrade, le quali s’aggiunsero alle due Parrocchie di San Cassiano e di San Simeon Profeta.

Chiese nel circondario di questa parrocchia attualmente ufficiate

San Giovanni Battista Decollato (vulgo San Zan Degolà) Oratorio Sacramentale. La famiglia Venier innalzò questa Chiesa sino dal 1007, fu rinnovata nel 1213 a spese della famiglia Pesaro, indi ristaurata ed ampliata nel 1709. Per la già accennata riforma fu soppressa questa Parrocchia e chiusa la Chiesa, la quale però nel 1818 venne restituita al culto divino come Oratorio Sacramentale. Nel giorno della commemorazione del Santo Titolare, correndo l’anno 1358, la flotta veneta ottenuto avendo segnalata vittoria sulla genovese presso l’isola di Negroponte, decretò il Governo di celebrarne l’anniversario; senonchè alquanto angusta essendo la Chiesa, fu disposto, che alla ricorrenza del giorno suddetto, il Doge con la Signoria visitasse la Basilica di San Marco onde solennizzare il faustissimo avvenimento.

Località meritevoli di particolare menzione.

Ponte e Casa dell’Anatomia In questo edificio facevasi una volta l’anatomia del cadaveri umani, di già prescritta dalla veneta legge 27 maggio 1368: poco appresso venne ivi istituito un Collegio medico, il quale poi con bolla di Papa Paolo II (Pietro Barbo patrizio veneto) salito alla cattedra di San Pietro nel 1464, fu autorizzato a conferire la laurea agli studenti di alcune facoltà. Di quel Collegio, del suo Cancelliere, che era il Pievano pro tempore della chiesa di San Giovanni in Bragora, e della riforma, e concentrazione di quel corpo scientifico nell’attuale Ateneo di Venezia.

Museo Correr Il veneto Patrizio Teodoro Correr impiegò quasi tutto il corso di sua vita, e la massima parte delle sue rendite, nella raccolta di molti interessanti oggetti di antiquaria, scultura, pittura, incisione, e particolarmente di numismatica. Mancato a vivi pochi anni or sono, lasciò erede il Comune di Venezia di quella copiosa sua Collezione, con la casa in cui è riposta, e con una congrua dotazione, ordinando che quel Museo fosse tenuto aperto al concorso degli studiosi. Seguendo la volontà del generoso Testatore, il Comune affidò la custodia di quello stabilimento a due chiarissimi personaggi, i quali si prestano con lodevole impegno nel soddisfare alla curiosità degli amatori di quelle preziosità. Fra i molti e rari oggetti che vi si custodiscono, si distingue la Pianta di Venezia in alzato, disegnata sopra grande scala, che porta la data 1500, e che si reputa lavoro di Alberto Durero: oltre la stampa, di più fogli composta, vi si serbano anche le tavole incise in legno, che ne formano la matrice. L’eruditissimo Cicogna, consigliere della R. Accademia di B.A. e cavaliere della Legion d’onore, nella dotta sua illustrazione delle Iscrizioni veneziane (Tom. IV, pag. 647 e 699), parla anche di questa opera, accennando però, esserne incerto l’autore, e sapersi soltanto, che Antonio Colb, o Cholb, o Kolb di Norimberga, avendo rappresentato il grave dispendio sostenuto pel corso di tre anni per far eseguire l’intaglio della Pianta suddetta, ottenne dal Governo veneto, in data 30 ottobre 1500, il privilegio esclusivo per la relativa edizione, e ciò per quattro anni, e con facoltà di diramarla dovunque, pagando però il dazio normale. Da quei documenti risulta ancora, che la stampa vendevasi al prezzo di tre ducati per ogni esemplare. (Vedi Algarotti, Tom. VIII, pag. 218).

Palazzi

Battagia, ora Paron Pietro Antonio Battaggia prestato avendo nel 1500 eminenti servigi alla veneta Signoria, fu assunto al Patriziato, ed ebbe dal Governo in dono una casa, e 25,000 ducati. Celebri furono nelle armi anche i successori di lui, e quella doviziosa famiglia innalzò poi sontuoso palazzo sul Canal grande entro i confini di questa Parrocchia. L’architettura è di B. Longhena, e sebbene improntata del gusto pesante del secolo XVII, è però pregiabile per la solidità e per la interna distribuzione.

Fondaco dei Turchi Questo vasto edificio, respiciente pure sul Canal grande, apparteneva una volta al Duca di Ferrara: lo si annovera fra i più antichi della città, come lo manifesta la sua arabo-bizantina euritmia. Nel 1621 la veneta Repubblica, per viste di polizia, lo assegnò ad ospizio del negozianti ottomani che frequentavano questo Porto: da ciò prese il nome di Fondaco dei Turchi. Ora è convertito a privati usi diversi. (1)

(1) ANTONIO QUADRI. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. Tipografia Giovanni Cecchini (Venezia, 1844)

Parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo vulgo San Giacomo da l’Orio dall’Iconografia delle trenta Parrocchie – Pubblicata da Giovanni Battista Paganuzzi. Venezia 1821

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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