Uno scrigno dimenticato in una stanza della Procuratoria di San Marco

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Stanza del Tesoro. Palazzo Ducale

Uno scrigno dimenticato in una stanza nella Procuratoria di San Marco

Il 6 aprile 1511 i tre procuratori di San Marco: Andrea Venier, Antonio Grimani e Andrea Gritti scoprirono in una stanza della procuratia uno scrigno che da più di un secolo non si apriva e stava in quel luogo abbandonato. Nessuno si ricordava né come fosse venuto, né di chi fosse; solo un vecchio castaldo della procuratia, Alvise Marin, rammentava di aver sentito dire dal nonno, altro castaldo, che quello scrigno era stato tolto da Carlo Zeno ai Genovesi nel combattimento avvenuto nelle acque della Morea il 9 ottobre 1403, per causa di alcuni saccheggi fatti dai genovesi a Rodi a mercanti veneziani.

La battaglia era stata favorevole ai veneziani; lo Zeno ritornò a Venezia con ricco bottino e numerosi prigionieri; furono fatte grandi feste per la riportata vittoria e tanti furono i fuochi di allegrezza accesi sul campanile di San Marco che (dice un antico codice Marciano) se ne liquefecero i piombi.

Aperto lo scrigno dai tre procuratori che l’avevano scoperto, vennero trovati “ducati quattromila de oro et altri d’arzento di la stampa cum san Zorzi (per il Sanudo di la stampa del Foscari“), et una corona d’oro cum zoie et altre zoie, tutto per valuta de zercha trenta mila ducati et tutte queste cose si portono in Pregadi“, cioè al Senato. Il quale restò sorpreso di tutta quella ricchezza e il patrizio Girolamo Venier sorridendo propose di visitare “tutti li soleri sotto tetto et le stantie non habitade del Palazo, di la Chiesia et la Procuratia et veder de scoverzer (scoprire) tesori, perché li nostri vechi fevano come formighe, ma po’ se scordavano et moriano“.

A questa proposta si rise, ma non era poi tanto strana, poichè ognuno ricordava ancora la scoperta avvenuta nel 1507 della famosa cassa nel tesoro di San Marco, che, a tutti ignota, conteneva circa due milioni di ducati.  (1)

Scrive infatti il Sanudo, nei suoi Diari, che sier Paolo Barbo, procuratore di San Marco, cercando di mettere in ordine i locali del Santuario dove si custodiva il tesoro marciano, locali che da molti anni non si “usava diligentia“, trovò un vecchio cassone chiuso a chiave. Il 14 settembre 1507 il Doge con il Consiglio si recò nella stanza del tesoro per vedere cosa c’era nel baule, e del quale non vi era più memoria. Il cassone era un vero “pozzo d’oro“, conteneva gioielli d’oro, d’argento, di cristallo, di varie sorte di pietre incastronate, etc. (2) 

Ritornando allo scrigno ritrovato nella procuratoria di San Marco, il Senato decise che ventimila ducati fossero destinati ai bisogni dell’Arsenale, e diecimila a rifabbricare la “zima dil campaniel di san Marco” caduta per il terremoto di tre mesi prima. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 9 gennaio 1926 e Marin Sanudo. I diari Volume 7.   

(2) Marin Sanudo. I Diari.  

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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