I Tedeschi a Venezia

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1681
Campo dei Tedeschi. Sestiere di Santa Croce

I Tedeschi a Venezia

La comunità dei Tedeschi era costituita principalmente (ma non solo) dai mercanti, che avevano instaurato dei rapporti commerciali con la Serenissima favoriti dall’atteggiamento aperto e dalla disponibilità del governo veneziano. Essi avevano costruito a Rialto la propria residenza, il Fontego dei Tedeschi, registrato nell’anno 1228 e chiamato Fonticum communis veneciarum ubi Teutonici hospitantur, in cui avvenivano tutte le trattative commerciali e diplomatiche, si esercitavano il controllo degli scambi e si depositavano le merci in transito.

Dopo un incendio avvenuto nel 1318, un altro lo distrusse completamente nel 1505. La ricostruzione fu affidata agli architetti Fra Giocondo, Antonio Scarpagnino e un tedesco di nome Girolamo, quest’ ultimo fu il primo di una lunga serie di architetti tedeschi presenti a Venezia. Il Fondaco era albergo e luogo di convegno, svolgeva funzioni di deposito fiduciario, di dogana, di porto franco, borsa valori e di efficientissimo centro di spedizioni. I mercanti Tedeschi erano soggetti al controllo della Serenissima attraverso le magistrature dei Savi alla Mercanzia e dei Visdomini al Fondaco, l’amministrazione interna invece era lasciata ai mercanti attraverso i loro rappresentanti.

I Tedeschi svolgevano le loro funzioni religiose nella cappella del Fondaco o nella Chiesa di San Bartolomeo posta in prossimità dell’edificio, dove alcuni mercanti avevano le loro tombe di famiglia. Nella Chiesa di San Bartolomeo collocarono la loro più rappresentativa opera d’arte, la pala d’altare con la “Festa del Rosario” dipinta dal Dürer, l’opera acquistata nel 1606 dall’imperatore Rodolfo II, è oggi conservata nella Galleria Nazionale di Praga.

La riforma di Lutero del 1524 coinvolse e divise la comunità dei Tedeschi del Fondaco, dove peraltro la componente cattolica rimase predominante. Il governo di Venezia esigeva dagli acattolici solo l’astensione da ogni forma di propaganda pubblica religiosa, lasciando loro la possibilità di esercizio nel privato. Il fondaco diventò il luogo privilegiato degli incontri degli eterodossi tedeschi, che appartenevano a due confessioni diverse, i luterani che erano in maggioranza provenienti dalla Germania meridionale e i calvinisti dal Centro Nord.

Nel fondaco non c’erano solo i mercanti ma anche altri lavoratori; i bastasi, i ligatori, i segadori di legname e gli stivadori di biade. I bastasi avevano la loro scuola di devozione nella Chiesa di San Bartolomeo, i ligatori nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. I bastasi erano i facchini, rigorosamente di nazionalità alemanna, potevano lavorare sia dentro che fuori dal Fondaco, a loro era affidato il trasporto e il controllo delle merci che giungevano a Venezia in quantità ingenti. Vi giungevano l’oro e argento importati dai mercati di Norimberga e Colonia, partite di ferro, di rame e zinco provenienti dall’Austria, preziosissime sete e pellicce che arrivavano dalla Russia insieme a raffinatissimi oggetti di cuoio e di corno. I ligadori si occupavano invece dell’imballaggio delle merci. (1)

Venezia rappresentò un polo di attrazione anche per altre tipologie di artigiani tedeschi; i battioro, i fustagneri, i calegheri, i pistori, e gli stampatori di libri.

La produzione delle sottili foglie d’oro utilizzate per indorare mobili, cornici, legno intagliato in generale, era prerogativa dei battioro alemanni che avevano la loro scuola di devozione sotto l’invocazione di Santa Barbara nella Chiesa di San Lio.

Altri Tedeschi esercitavano l’arte dei tessitori di fustagni, ed avevano la loro scuola di devozione sotto la protezione di Santa Maria della Speranza nella Chiesa della Madonna dei Carmini. Nel 1480 i tessitori della Germania bassa si staccarono da questa scuola per disacordi, e si unirono con quella dei testori di panni che avevano la loro sede nella Chiesa di San Simeone e Giuda sotto l’invocazione dei Santi apostoli Simone e Tadio. (3)

La Scuola dell’Annunziata dei lavoranti calegheri tedeschi venne eretta per decreto del Consigli dei X nel luglio del 1383, non era una scuola d’arte ma una scuola di devozione e assistenza riservata ai calzolai di origine tedesca lavoranti a Venezia, aveva la sua sede di devozione nella Chiesa di San Stefano con l’altare della Beata Vergine Annunziata e un arca per i propri defunti.  Nel secolo XIV venne fondato l’Ospedale dei calegheri tedeschi, in Calle de le Boteghe, tuttora l’immagine dell’Annunziata con sotto la forma di una scarpa, si scorge sul prospetto dello stabile, ora vólto ad uso privato, mentre altre forme di scarpe sono scolpite sui pilastri laterali. L’ospedale era riservato ai confratelli ammalati ed invalidi, e ai pellegrini tedeschi di passaggio a Venezia diretti in Terra Santa.

I pistori Tedeschi, venuti a Venezia per cuocere i biscotti ad uso della milizia nell’isola di Sant’Elena, si riunivano in confraternita, sotto la Natività di Maria Vergine, nella chiesa di San Stefano, e nel 1433 formarono a San Samuele un ospizio per i poveri della propria arte, del quale resta tuttora memoria nella Calle dei Todeschi. (2)

Infine nel “confinio Sancti Paterniani” si riunivano i primi stampatori Tedeschi. Il Marin Sanudo scrive che il 18 settembre 1469 a Venezia si cominciava a stampare libri; secondo lui l’inventore fu un maestro tedesco, Giovanni da Spira, che insieme col fratello Wendelin introdusse la nuova arte a venezia e vi stampò i primi libri: le Epistulae ad familiares di Cicerone, l’Historia naturalis di Plinio e il De Civitate dei di Sant’Agostino. Nel Cinquecento Venezia accanto a Magonza, Strasburgo e Augusta fu il centro più importante dell’editoria europea. Tecnologia, tolleranza e capitali erano fattori determinanti. (1)

(1) Natalino Bonazza, Isabella di Lenardo, Gianmario Guidarelli (a cura di). La chiesa di san Bartolomeo e la comunità tedesca a Venezia.

(2) Giuseppe Tassini. Edifici di Venezia. Distrutti o vòlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).

(3) Gastone Vio. Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi. Fondazione Giorgio Cini, Regione Veneto, Angelo Colla Editore. 2004

Da sinistra a destra, dall’alto in basso: Campo dei Tedeschi, Ramo del Fontego dei Tedeschi, Ospizio dei lavoranti Calegheri Tedeschi (Calle de le Boteghe), Calle dei Todeschi, Fontego dei Tedeschi, Calle del Fontego dei Tedeschi, Calle de le Boteghe, bassorilievo nella facciata verso il Canal Grande del Fontego dei Tedeschi, Salizada del Fontego dei Tedeschi, Salizada del Fontego dei Tedeschi, Calle dei Todeschi.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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