La relegazione degli Ebrei nel Ghetto Nuovo, dai Diari del Sanudo

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Campo del Gheto Novo. Sestiere di Cannaregio

La relegazione degli Ebrei nel Ghetto Nuovo, dai Diari del Sanudo

Il 20 marzo del 1516 il Pien Collegio, composto dal Serenissimo Principe il doge Leonardo Loredan, dai suoi consiglieri Marco Molin, Girolamo Tiepolo, Pietro Marcello, Francesco Bragadin, Bartolomeo Contarini, con i capi delle Quarantie Criminale e Civil Lorenzo Ghisi, Giacomo Soranzo e Lorenzo Vitturi, con i Savi Domenico Trevisan, Lodovico Mocenigo, Zaccaria Dolfin e con il Savio di Terra Gaspare Malipiero, riunito assieme al Consiglio dei Pregadi (Senato), deliberava una legge che stabiliva che tutti gli Ebrei che si trovavano a Venezia, sparsi in più contrade, dovevano ridursi nel luogo chiamato “Geto Novo”.

Nel settembre del 1513 un esercito costituito quasi tutto da spagnoli e comandato dal Cardona viceré di Napoli, dopo aver tentato inutilmente d’impadronirsi di Padova, difesa dal capitano Alviano, si riversò sulla campagna fino alla laguna. Bruciata Lizza Fusina si rivolsero verso Mestre. A Mestre non vi era presidio di sorta, ma fu fatta una difesa disperata, i difensori perirono tutti, ed il nemico, padrone ormai del paese, ed inferocito per l’inattesa resistenza, consumò un orrendo eccidio, senza risparmiare né vecchi, né le donne, né i fanciulli. La notte del 2 ottobre il Cardona diede l’ordine di lasciare Mestre, ma prima volle che il fuoco facesse strage, e fu così che le truppe spagnole abbandonarono il paese che era ormai tutto in fiamme. L’incendio durò quasi due giorni, e nella notte il cielo sembrava dipinto di rosso, mentre la gente sulle sponde estreme di San Giobbe faceva ressa per vedere le vampe.

I superstiti si riversarono allora a Venezia e vi rimasero fintantoché durò la guerra contro la Lega di Cambrai. Insieme con i mestrini fuggirono anche diversi Ebrei, che prestavano soldi a pegno, e che provenienti dall’Europa settentrionale, avevano a Mestre una stabile dimora. Gli Ebrei in quel tempo fluttuavano tra Venezia e Mestre, erano residenti a Mestre e andavano a Venezia per partecipare alle aste dei beni non riscattati.

Scrive il Sanudo nei suoi Diari che negli ultimi anni erano state emanate diverse leggi dal Consiglio dei Pregadi (Senato) che regolavano la permanenza degli Ebrei a Venezia. Una prima legge fissava in quindici giorni la durata del loro soggiorno a Venezia, e questi tornavano un giorno a Mestre per poi ricondursi nuovamente a Venezia,  una successiva legge  stabiliva che tra una visita e l’altra dovesse passare un periodo di quattro mesi, e nel 1496 si stabilì che tra una visita e l’altra dovesse passare un’anno, in seguito visti i tempi di sventure e di guerre, fu loro concesso di condursi a Venezia senza limitazioni. Gli Ebrei a Venezia si espansero in diverse contrade (soprattutto a San Silvestro e a San Stin), vivendo framischiati ai cristiani, e “facendo tanti manchamenti et cussi detestandi et abbominevoli, come per tuto è divulgado, che è cosa vergognosa de chiarirli, con offension gravissima di la Maestà Divina et non vulgar nota de questa ben istituita Republica“.

Deliberava quindi il Pien Collegio che per evitare questi disordini  tutti gli Ebrei che si trovavano ad abitare nelle diverse contrade della città dovevano condursi ad abitare in Ghetto Nuovo, presso San Girolamo. Le abitazioni del Ghetto Nuovo vennero allora evacuade, e i nuovi affittuari (gli Ebrei) dovettero pagar un affitto di un terzo più grande di quello precedente. 

Presso il piccolo ponte, che sta tra il Ghetto Vecchio e il Ghetto Novo, venne fatta una porta e dei muri, la porta doveva essere aperta al suono della Marangona, chiusa alla mezzanotte e controllata da quattro custodi, inoltre dovevano essere attrezzate due barche che, giorno e notte, dovevano sorvegliare i rii attorno al Ghetto. I custodi cristiani, impiegati in queste attività, dovevano essere pagati dalla comunità ebraica. Qualora un Ebreo fosse stato trovato, di sera fuori dal Ghetto, incorreva la prima volta in una pena di 100 lire, la seconda di 200 lire e la terza di 500 lire e 2 mesi di prigione.

Inoltre essendo cosa vergognosa e di pessimo esempio che “essi zudei hano fato per tutta la terra (città) sinagoge, dove se reducono christiani et christiane et cantano li soi oficii ad alta voce con universal exclamatione, et aziò i desordini preteriti non procedino più avanti, sia preso che diti zudei non possino, soto alcun pretesto, forma, over inzegno che dir o imaginar se possi, tenir sinagoga in alcun loco de questa cita, nec etiam nel loco predito, ma quella tenir possino, volendo tenirla, nel loco de Mestre, come se feva avanti la presente guera“. Gli Ebrei dicevano le loro preghiere con un fervore semi-orientale, con la partecipazione di tutti, in contrasto stridente con il calmo raccoglimento che si aveva nelle chiese, “non con una lettura sobria, distinta, ordinata, ma con altissime grida, con un indecente ruggito e quasi con urla bestiali“, come raccontò, più tardi nel 1608,  un viaggiatore inglese. 

La legge venne ballottata ed approvata con 130 voti favorevoli, 44 contrari e 8 astenuti. 

Nel 1541 gli Ebrei levantini, che fino ad allora non erano soggetti a particolari  vincoli e vivevano più liberamente degli altri, furono anch’essi confinati nel Ghetto. Fu deciso per loro di trovare asilo in Ghetto Vecchio, la porta sul ponte del Ghetto venne allora portata sulla Fondamenta de Cannaregio e fu confermato il loro diritto di dedicarsi al commercio estero.

Per ultimo nel 1589 un numero di Ebrei spagnoli e portoghesi si stabilirono e Venezia, questi ultimi furono mandati ad abitare con i Levantini nel Ghetto Vecchio e si dedicarono al commercio all’ingrosso. Si ebbero così tre “nazioni“, quella dei Tedeschi che erano i più numerosi, quella dei Levantini, e quella dei Ponentini che erano i più colti e i più agiati. Nel 1633 venne costituita un piccola appendice di Ghetto con un ampliamento verso nord-est (in Calle del Porton) chiamato Ghetto Nuovissimo. (1)

(1) I Diari di Marin Sanudo. Tomo XXII; Giovanni Malgarotto. Curiosità Storiche Veneziane da IL GAZZETTINO; Cecil Roth. Gli Ebrei in Venezia

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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