Il Leone marciano di bronzo sulla colonna a ricordo della “Sortita di Mestre”
Il 27 ottobre 1848 uscivano dal forte di Marghera 2000 uomini in tre colonne con l’obbiettivo di assalire Mestre, la prima con 1200 uomini in due battaglioni, uno lombardo l’altro bolognese e 2 pezzi con il colonnello Morandi costituiva il centro dirigendosi verso le trincee della strada ferrata; la seconda a destra col battaglione dei cacciatori delle Alpi, tre compagnie della legione Italia Libera, 2 pezzi e 50 dragoni, 650 uomini con Zambeccari; la terza sulla sinistra, 800 cacciatori del Sile con d’Amigo e Bignami e barche, che sbarcava a Fusina. Comandava Pepe in persona su un alto cavallo bianco con in capo un gran cappello a piume pure bianche, Ulloa conduceva 100 gendarmi di riserva; i 4 pezzi che Pepe aveva ordinato si portassero dal Lido arrivavano troppo tardi.
Una nebbia fitta oscurava l’aria. La colonna del centro, afferma Ulloa, dapprima si disperdeva al tuono del cannone, poi sostenuta dai gendarmi di Ulloa si rianimava, gli italiani assalivano con vigore le barricate e il ponte sul canale di Mestre e guidati da Sirtori, Rossaroll e Cattabene penetravano in città, 1500 austriaci che presidiavano Mestre venivano ributtati perdendo 150 morti, 150 feriti, 6 cannoni (Carrano. Della difesa di Venezia) e 587 prigionieri, sebbene la colonna di sinistra non arrivasse ad aiutare.
Cadevano morti 87 italiani, feriti 163 fra i quali il sergente polacco Dembrowski, il maggiore Fontana perdeva un braccio. Il battaglione lombardo, la compagnia gendarmi, i cacciatori del Reno, l’Italia Libera, della quale moriva il tenente Olivi figlio del podestà di Treviso, Zambeccari, Morandi, Noaro, Vincenzo Cattabene, Bonetti, Ulloa, Cosenz, Sirtori, Carrano, Assanti, Boldoni, Rossaroll, Felice Orsini, Mezzacapo, il capitano Mirkovich, Ugo Bassi, si distinguevano per slancio. Fra le perdite più gravi della sortita di Mestre nella quale i volontari italiani si erano battuti con impeto e coraggio, si doveva deplorare quella di Alessandro Poerio ferito da una scheggia di mitraglia nella gamba e morto il 3 novembre. (1)
Il 4 aprile 1886 viene inaugurato il monumento a ricordo della Sortita di Mestre. L’opera di Angelo Seguso consiste in una colonna d’ordine composito tutta di pietra d’Istria, misura da terra undici metri. Sul piedistallo una base attica e su questa la colonna sul capitello della colonna sono scolpiti ad alto rilievo una corona e gli amblemi dell’assedio di Venezia. Sul culmine, il leone alato, il leone di San Marco. Sui lati del dado che forma il piedistallo, sono incise due iscrizioni, dettate da Costantino Nardi, e sono scolpiti gli stemmi di Venezia e di Mestre.
(1) Carlo Tivaroni. La sortita di Mestre spiegata L’Italia durante il dominio austriaco (1815-1849)
Da sinistra a destra, dall’alto in basso: Il Leone marciano della colonna della Sortita di Mestre, Stemma della città di Venezia, Iscrizione sulla colonna, La Colonna della Sortita, Stemma della Città di Mestre, Ponte della Campana, La Colonna della Sortita, Iscrizione sulla colonna, Iscrizione sul Ponte della Campana.
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