Il Caffè letterario alla Dea Minerva, detto al Menegazzo

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Campo San Zulian. Sestiere di San Marco

Il Caffè letterario alla Dea Minerva, detto al Menegazzo

Nel Caffè Menegazzo in Merceria di San Giuliano, così chiamato perché ne era proprietario certo Menego di vasta corporatura, si riuniva verso la metà del Settecento, nelle prime ore di notte, una compagnia di letterati e di poeti tra i quali Tomaso Farsetti, Piero Fabris, Luigi Querini, Carlo Gozzi e l’abate Anzolo Barbaro. La conversazione in quelle ore serali era piena di brio, di scherzi, di maldicenze e di grande risate.

Il 7 agosto 1743 giunse al caffè Menegazzo una curiosa notizia: il noto corriere della Repubblica Agostino Vardanega, venendo da Roma, si era fermato qualche ora a Bologna e aveva inteso che il famoso cardinale Alberoni legato papale in quella città, si mostrava impensierito per i tanti trovatelli portati “a la ruota a li Bastardini“. In due mesi erano stati più di mille! La causa, narrava il corriere, era dovuta all’invasione spagnola dopo il combattimento contro gli Austriaci sulle rive del Panaro nell’ottobre 1742 e infatti entrati gli spagnoli nel bolognese vi stettero fino alla venuta dei Francesi facendo man bassa “per amore o per forza su le case, su le boteghe e su le donne“.

La notizia fu accolta al caffè Menegazzo con risa e commenti salaci e il giorno dopo nella saletta stava appeso un cartello, con grandi caratteri scritti a mano, che diceva:

Alle figlie bolognesi
dolenti per la partenza de’ Spagnuoli
O povere ragazze bolognesi,
Gli Spagnuoli perché cercando andate
Se nella vostra pancia li portate
e i porterete ancor per nove mesi?

Conquistavano i bassi ampi paesi
Senza punto temer di cannonate,
E nelle vostre piazze abbandonate
In presidio lasciarono i Francesi.

Voi foste il campo delle lor conquiste
Nonché de’ loro assedi; a voi restonne
L’otramontan bottino e siete triste?

Voi sembrate regine in ampie gonne
E ancor piangete? Ah si, ché voi smariste
Lo scetro che vi fa regine e donne!

Il sonetto era di Carlo Gozzi e fece chiasso, ma nello stesso giorno sotto il cartello appariva un altro cartellino scritto da un poeta anonimo, forse bolognese:

Anca a Venezia senza li spagnoli
Ghe sempre gran concorso a la Pietà,
Se porta a procession sti grami fioli
Che per l’onor le pute ga molà
Dunque no l’è una colpa bolognese,
Tuto el mondo pel pomo l’è paese!

A troncare la bega intervenne il Consiglio dei Dieci facendo sequestrare e stracciare i due cartelli (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 12 marzo 1927.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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