Zuan Polo, un buffone a Palazzo Ducale

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Stampa tratta dal libro "LIBERO DE LE VENDETE CHE FESE I FIOLI DE RADO STIZOXO: https://reader.digitale-sammlungen.de/l

Zuan Polo, un buffone a Palazzo Ducale

Era l’anno 1441 quando a Venezia, con grande pompa si festeggiavano le nozze di Jacopo Foscari, figlio del doge, con una Contarini. I soci della Compagnia della Calza portano festosità ed allegrezze nuove a quelle nozze, che nulla di simile aveva il passato.

Queste compagnie furono istituite in Venezia dai nobili per dare divertimenti in certe ricorrenze e solennità tradizionali. Organizzavano giuochi d’arme, giostre, caccia ai tori, balli, regate di barche, banchetti, commedie; ma lo spettacolo preferito erano le Momarie, rappresentazione mimico allegorica con accompagnamento di musica e danze che si facevano sulle piazze, dette campi, di Venezia. I soci portavano come insegna una calza alla parte diritta dalla metà della coscia sino al piede di vari colori distinta, anche d’oro o d’argento, guarnita di perle ricchissime. Questa società ebbero molti nomi che mutarono col succedersi degli anni. Vi furono i Pavoni, i Sbragassi, gli Eterni, i Trionfanti ed altri come scrive lo storico Sanudo nei suoi Diari.

Buffoni e istrioni, che in quel tempo a Venezia erano in gran numero, si univano a quelle compagnie per inventare fantasie e spettacoli nuovi. Un documento riportato dal Morelli, cultore di storia veneziana, dà notizie di questi buffoni, che intervennero in occasione delle nozze di Davide Fieschi, nell’anno 1497. 

Due di questi buffoni, sono ricordati dal Sanudo, nell’anno 1504, Zuan Polo e Domenico Taiacalze. “Fò su la piaza un bel spectaculo di un cavalier che, publice, cavò una piera a un putin, e per far ridar, Zuan Polo e Domunico Taiacalze, fe un solre etiam in piaza, et stravestiti fe belle cosse, adeo, fò belo da veder“.

Quali cose facessero questi due buffoni per far ridere, quell’insigne cronista non lo dice, ma certamente improvvisavano lazzi e burle. A questi due, nel 1508, si unisce un prè (prete) Stefano, in occasione di una festa, fatta dalla compagnia della Calza chiamata “gli Eterni“.

Zuan Polo è il buffone preferito; egli è presente tutte le feste che si danno a Venezia, in pubblico ed in privato; abile nel fare acrobazie, come tutti i buffoni di quei tempi; conosce la musica, e improvvisa accompagnandosi con lo strumento. Recita intermezzi, col comico Francesco de Nobili, detto Cherrea, attore questi di qualche rinomanza che interpretava le commedie di Plauto a Venezia nell’anno 1508; e più tardi lo troviamo assieme ad un altro celebre attore e scrittore di commedie Beolco detto Ruzzante, padovano, e Menato, altro famoso comico. Quella professione pare gli renda abbastanza bene se dobbiamo prestar fede a quello che egli scrive nel suo testamento scritto alla schiavonesca e stampato a Venezia, nell’anno 1541: “mil truovo zoie, case anche muti dinari …”.

Nell’anno 1513, lo troviamo ancora con la compagnia degli Eterni, che danno una festa: “Et li compagni del novizio chiamati Eterni, a hore 22 in zirca tolsero una donna per uno a man e la noviza, e con le trombe e pifar, pive e altri istrumenti e Zuan Polo, bufon avanti vennero per la piaza San Marco, in corte Palazo e lì fece un balo con gran festa … ” (Sanudo)

Un anno dopo è i divertimento e lo spasso di un grande personaggio ospite di quella Repubblica: “Zuan Polo, buffone fe assai cosse di piacer in vari abiti divertendo molto et l’orator ha gran piacer, et li dona ducati uno al zorno perché el vada ogni dì da lui a far bufonarie“.

La compagnia degli Immortali nell’anno 1515, rappresenta a Ca’ Pesaro, il Miles Gloriosus di Plauto. Durante gli intermedi Zuan Polo, recita una commedia ridicola, ed egli stesso ne è l’autore. Egli raffigura un negromante che er stato all’inferno e con lui vennero dei diavoli in mezzo al fuoco. All’inferno si era incontrato col suo compagno, il buffone Taiacalze, morto due anni prima.

Polo è amato dai nobili e dal popolo; dice buffonerie dinnanzi al Doge sulla piazza e “in corte di palazzo” presente tutto il popolo che applaude alle sue trovate.

Il doge, dava ogni anno in certe ricorrenze sontuosi banchetti e Polo, nel 1524, lo troviamo a dire le più curiose buffonerie presente il Senato e tutta la nobiltà. Nel 1522 è chiamato assieme ad altri buffoni dalla compagnia dei Triunfanti, per dare spettacolo e divertimento all’Isola della Zuecca.

Una tremenda calunnia d’invidiosi vuol creare discredito a quel piacevole buffone, tanto popolare e tenuto in gran conto da quel potente Governo; è denunciato nientemeno che d’omicidio alla Quarantia Criminale. Ma è tanto infondata l’accusa che tre mesi dopo assieme ad altri buffoni, va a Palazzo a canta una canzone in laude al doge Gritti “Zuan Polo, buffon stravestito vene co do altri et cantò una canzon di laude al doxe fata per lui“. Il ritornello diceva: “Dio mantegna signori nostro doxe de cha’ Gritti e ve priega povereti provedè a la carestia”.

E’ chiamato qualche volta fuori di Venezia. Nel 1532 è a Treviso, assieme ad altri buffoni a fare diverse fantasie in occasione di una festa fatta in onore del podestà Jacomo Delfini.

Di questi buffoni ci lasciò ricordo il celebre incisore Giacono Fresco, nell’anno 1560.

Delle opere scritte di Zuan Polo, oltre al testamento citato, è rimasto un volumetto rrissimo sfuggito ai bibliofili, che ha per titolo Rado Stizzoso, stampato a Venezia, nel 1533. Scrive il Sanudo: “Da poi venuto zoso el consegio, havendo Zuan Polo, piacevole buffone, preparado un soler appresso el relogio, vestito da poeta con zoja di lauro in testa, suo fiol et un altro travestiti, fè un sermon a tuti, e dete fuora l’opera composta per lui a stampa di Rado stizzoso“. Nel frontespizio vi è la figura di Zuan Polo, con “Zoia di lauro” in testa che lo descrive Sanudo, con lo strumento tra le mani in atto d’improvvisare.

Questa storia di Rado, che è una satira ai racconti di Rinaldo e Rainiero e i Paladini di Francia, non desta molto interesse, se non per il linguaggio strano e qualche momento incomprensibile, ma cantata e detta da quel valente buffone chissà quale spasso e divertimento per gli spettatori! L’operetta incomincia con un prologo: “De li gran fatti che le fese Rado per mar per acqua e con li piè per terra e in fiorentin toscan san stramutada con lignua paduavischa mesiada. … Juan Paulavichio e sò dotrina in schiavinischo cusì xe chiamado in Talian Zane Polo nominado qual fatto libero del Rado Strizzado, …“.

Segue il lamento di Margarita, dove il sottinteso è spinto fin troppo; forse risente del secolo. E in fine, vi è: Libro de le vendette che fese i fioli di Rado. Questo è in dodici canti con sei vignette illustrative. Nella prima vi sono due buffoni che certamente raffigurano il figlio di Zuan Polo e un altro buffone come ne dà notizia il Sanudo.

Non si hanno più notizia di questo buffone, che per circa mezzo secolo aveva servito quella Repubblica ed il popolo veneziano. Il premio per i servizi resi si trova nelle parole scritte da Marin Sanudo, nei suoi Diari: “Fu posto per li Consieri et cai di XL, una grazia a Zuan Polo, Leopardo, piacevole buffone, di far stampare Rado Stizzoso, per anni 10, altro che lui non lo possi far stampare“. (1)

(1) Gildo Meneghetti. IL GAZZETTINO ILLUSTRATO, 20 novembre 1932.

Illustrazioni dal libro “Libero de le vendette che fese i fioli de Rado stizoxo” da https://reader.digitale-sammlungen.de//de/fs1/object/display/bsb10166038_00005.html

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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