Il Caffè dei Frari, sior Antonio Borgato e il gatto Nini

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Il Caffè dei Frari, sior Antonio Borgato e il gatto Nini

La febbre di rinnovamento che caratterizza l’epoca nostra riesce ogni tanto a far sussultare qua e là il maestoso corpo della sirena che, conscia della sua bellezza di sogno, si adagia pigra sulle sponde dell’Adriatico.

Gli è che i veneziani, animati da senso d’arte congiunto a un sano spirito di modernità, vogliono, che la loro città sia tutta bella, in ogni sua parte, in ogni suo angolo più nascosto.

Con due balconate aperte di faccia al ponte, in vista dello scorcio della chiesa, si apre il Caffè dei Frari. Atmosfera grigia, luce crepuscolare, bisbigli e acciottolii interrotti da lunghi silenzi, la polvere del tempo. Fino a ieri. Oggi: riflessi di specchi e di nichelio, sbuffi gai di vapore sotto pressione, buon odore di caffè “espresso”, voci nette, brevi, e (intorno) la magnificenza della Venezia settecentesca, sulla laguna e sulle rive del Brenta, raccolta in sei pannelli di egregia fattura, opera del concittadino Gian Luciano Sormani.

Lo spirito innovatore ha dunque toccato con la sua bacchetta magica anche questo ritrovo modesto e appartato dove i nostri vecchi venivano a sorseggiare, fra l’altro, la “semada”, bibita fatta di semi di popone e zucchero, specialità del Caffè Chioggia in Piazzetta e del Caffè ai Frari.

Plaudendo ai promotori della trasformazione, e all’ottimo pittore Sormani, che sulle pareti un tempo tanto bigie e morte del caffeuccio, gettò una festa di colori e di luci, vogliamo qui ricordare un “personaggio” che nel breve cerchio di tali pareti chiuse, molti anni or sono, il cerchio altrettanto breve della sua esistenza.

Lo spirito innovatore non ne rispettò l’effigie modellata in carta pesta e gesso, con la quale alcuni burloni, nel trigesimo della sua morte, avevano voluto eternare la memoria.

Era bello “Nini”, grosso e lustro; aveva uno sguardo sornione e si crogiolava al sole caldo irrompente dalle balconate. Beniamino del padrone, sior Antonio Borgato, dei suoi famigliari, amico degli avventori, terrore dei topi, quel magnifico soriano era conosciuto in tutta la contrada. Ma un brutto giorno, all’età di quattordici anni, fu colto da paralisi. Visse ancora qualche poco, adagiato sopra un cuscino dove, dalle mani dei suoi padroni, prendeva cibo e bevanda. Poi morì, e, come tutti i gatti di Venezia, fu gettato nel vicino canale.

Ma gli avventori del Caffè, venuti a conoscenza di una fine tanto ingloriosa e così poco confacente al celeberrimo “Nini”, vollero, nel trigesimo dalla sua morte, riparare al mal fatto.

Si costituì un comitato sotto la presidenza del farmacista di Campo Sant’Antonin, furono stampati gli avvisi mortuari e l’epigrafe, dettata dall’avv. Mozzoni. Lo scultore Giusti eseguì gratis un medaglione col ritratto del soriano morto, in bassorilievo e con la seguente epigrafe in oro:

A NINI DI ANTONIO NEL SECOLO DEI MONUMENTI L’ANNO 1894

Il caffè de Toni fu tramutato in camera mortuaria. Alla cerimonia intervennero curiosi in gran numero, gli artisti, il comitato promotore e i sottoscrittori. Gli intervenuti furono in tal numero da congestionare tutte le strade vicine e da costringere la polizia a far chiudere il negozio per poter regolare la circolazione.

Dopo due discorsi pronunciati uno dal farmacista, l’altro del sig. Ettore Foffano, funzionario dell’Archivio di Stato, fu aperta fra i presenti una colletta che fruttò la somma di L. 140. Detratte le spese di addobbo, rimasero L. 100, che furono distribuite a cinque famiglie povere della parrocchia.

Alla fine del suo discorso il funzionario dell’Archivio depose sul piedistallo del medaglione un album col ritratto a matita del proprietario del Caffè e del “Nini”.

L’album, che esiste tutt’ora, contiene inoltre copia dei discorsi, alcune poesie dedicate al bel gattone, le condoglianze giunte alla famiglia Borgato, due marce funebri composte espressamente per la circostanza e numerosissimi biglietti di personaggi celebri e altolocati che i burloni del comitato, chissà in che modo, avevano saputo procurarsi. Citiamo fra gli altri i biglietti di Benedetto Brin, quello di Jessie White Mario, del Principe di Metternich, nel Negus Menelik, del Principe Giovanelli, della Marchesa di Villamarina, ecc. Vi si aggiunsero ben presto i ritagli dei giornali che pubblicarono la notizia; giornali di Venezia e di fuori fra i quali: Il rinnovamento, Il Gazzettino, La Venezia, La Difesa, L’Adriatico, Sior Tonin, Il Corriere di Napoli, l’Arlechin Batocio.

Come abbiamo detto, nella trasformazione del Caffè, il medaglione in memoria del famoso “Nini” andò distrutto; resta però l’album a ricordo di un avvenimento locale, piccolo, piccolissimo anzi, e tuttavia non insignificante. Poiché anch’esso, come innumerevoli altri sta a dimostrare quanto sia arguto, sano e bonario lo spirito veneziano, come dalle cose più tenui, esso sappia far sbocciare un fiore di bontà. (1)

(1) Gino Sorteni – Il Gazzettino Illustrato 25/9/1932

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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