Osterie, Caneve, Malvasie, Magazeni, Bastioni e Samarchi, la variegata offerta di vino a Venezia

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Sotoportego de la Malvasia Vechia. San Fantin. Sestiere di San Marco

Osterie, Caneve, Malvasie, Magazeni, Bastioni e Samarchi, la variegata offerta di vino a Venezia

Il senso della parola osteria è, dal Settecento ad oggi, sostanzialmente mutato. Osteria significava un tempo quello che oggi si dice albergo e insieme il cosiddetto ristorante. Fino alla fine del Settecento non si usano comunemente altre parole che quelle di osteria e locanda per designare gli alberghi e quello di trattoria per indicare più specialmente il luogo dove si può pranzare, ma non alloggiare. Quelle che adesso si chiamano osterie avevano nel linguaggio veneziano ben altri nomi: nomi corrispondenti alle molteplici categorie nelle quali la società veneziana, rigidamente gerarchica, le divideva.

Nelle osterie propriamente dette si poteva mangiare e bere, nelle caneve o cantine, si vendeva il vino al minuto e si poteva bere ma non mangiare, così come nelle malvasie dove si potevano bere vini scelti di Grecia, e nei magazeni e nei bastioni dove si poteva bere vini di infima classe.

In testa di questa gerarchia venivano le malvasie. Erano delle botteghe dove vi vendevano liquori ma principalmente vini provenienti dalle isole greche. Nelle malvasie si vendevano quindi vini dolci come: il cipro, la malaga, l’aleatico, lo scopulo e il sammos ed erano frequentate da persone di ogni classe e rango.

Mentre le malvasie erano frequentate da ogni ceto sociale, solo la plebe affollava i magazeni, taverne di basso rango, che a loro volta si suddividevano in bastioni e samarchi o samarchetti. I magazeni e i bastioni erano in un numero limitato ed in essi non si faceva cucina, e perciò erano generalmente situati nelle vicinanze delle botteghe di luganegher o pizzicagnolo; vi si vendeva il vino al minuto, e si esercitava dai bastonieri l’usura ricevendo effetti in pegno, per i quali un terzo del prestito veniva dato in vino, detto appunto vin da pegno. I samarchi o samarchetti, cosi chiamati, perché contrassegnati dal Leone alato di S.Marco, stemma della Repubblica, erano spacci subalterni dipendenti ciascuno dal più vicino bastion e sottostavano in tutto alle disposizioni vigenti per i bastioni. (1)

(1) Elio Zorzi. Osterie veneziane. Edizione Zanichelli (Venezia, 1928)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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