Le guglie sui palazzi veneziani; segno distintivo dei capitani generali da mar o comignoli ad obelisco?

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Palazzo Coccina Tiepolo Papadopoli - Sestiere di San Polo

Le guglie sui palazzi veneziani; segno distintivo dei capitani generali da mar o comignoli ad obelisco?

E’ credenza popolare che le guglie, che svettano sopra alcuni palazzi veneziani, siano il segno distintivo delle famiglie con almeno un capitano generale da mar tra i loro componenti; in realtà sono una forma particolare di camino; il camino ad “obelisco“.

I camini ad “obelisco” sono dei veri comignoli, vuoti dentro, sia per essere più leggeri, sia per funzionare da vano per lo spegnimento delle faville, mentre il fumo usciva tra il piedistallo e l’obelisco, attraverso lo spazio lasciato aperto tra le quattro sfere, o dadi, su cui poggiava la parte piramidale dell’obelisco.

Questa particolare forma di camini venne introdotta nell’anno 1560 con la costruzione di palazzo Coccina, di lì a qualche anno gli obelischi sarebbero stati ripresi nel palazzo Mocenigo “Casa Nova” a San Samuele (demoliti), poi nel palazzo Balbi in volta di Canale, nel secolo successivo sarebbero anche ancora impiegati a coronamento di palazzo Fontana (demoliti), di palazzo Mocenigo “Casa Vecchia” a San Samuele (demoliti), di palazzo Lolin-Giustinian a San Vidal, di Cà Tron (demoliti), palazzo Zen sul rio San Stin e palazzo Minelli sul rio della Madonna dell’Orto, e di palazzo Belloni-Battagia, in totale, undici tra i più importanti palazzi di Venezia.

E’ falsa quindi la credenza popolare che li vorrebbe segno distintivo dei capitani generali da mar, anche perchè di queste famiglie solo la Mocenigo poteva vantare in Alvise Leonardo Mocenigo, un onorato e eroico capitano generale da mar, distintosi nella difesa di Candia nel 1648 e nel 1653. Anche la famiglia Balbi poteva vantare (seppure in un ramo distinto e senza gloria militare) in Pietro Balbi, un capitano generale da mar nel 1510. La connessione tra l’obelisco e la carica di capitano generale da mar pare però fermarsi qui; i Coccina erano mercanti di tessuti, i Minelli erano bottegai al mercato di Rialto arricchitisi con il commercio dei formaggi e delle carni insaccate e i Belloni erano giuriconsulti e commercianti.

Nonostante questo relativo successo, già agli inizi del Settecento, a Venezia non si facevano più comignoli in forma di obelisco. Non che fossero passati di moda, o che non funzionassero bene. Il problema era molto probabilmente un altro; collocati sui palazzi più alti di Venezia e muniti in cima di sfera e puntale metallico, questi obelischi, durante i temporali, inevitabilmente attraevano i fulmini molto più di ogni altra struttura posta sul tetto, venendone danneggiati o distrutti, come è attestato nel caso di palazzo Balbi. Così gli obelischi, rimasti ancora in piedi, sono diventati un valido supporto per l’installazione di parafulmini, trovando in questo modo una nuova ragion d’essere. (1)

(1) Giulio Lupo. La forma “all’antica” del comignolo veneziano: l’obelisco.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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