Lo sventurato figlio di un levantino, inciso su uno stipite dell’ingresso della Scuola Grande di San Marco, nel Sestiere di Castello

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Scuola Grande di San Marco ai Santi Gioavanni e Paolo - Sestiere di Castello

Lo sventurato figlio di un levantino, inciso su uno stipite dell’ingresso della Scuola Grande di San Marco, nel Sestiere di Castello

Sugli architravi del portone della Scuola Grande di San Marco (Ospedale Civile) sono presenti alcuni graffiti di scritte, altri raffiguranti dei vascelli, e uno che riproduce un giovane con un turbante in testa e con un cuore in mano. Su quest’ultima incisione si è costruita una leggenda, che più fonti concordi (o replicate) riportano nel modo seguente.

Un certo Francesco (Cesco) Pizzigani, uno dei più valenti scalpellini di Venezia, nel 1501, dopo avere speso tutto quello che possedeva, per cercare di salvare la moglie Florinda, colpita da un grave malattia, si mise a mendicare sul portone della Scuola Grande di San Marco. Qui in attesa di qualcuno che gli facesse la carità, di tanto in tanto, incideva dei graffiti sugli stipiti del portone, finché un giorno fu testimone di un fatto gravissimo avvenuto ai piedi del Ponte del Cavallo.

In quel periodo infatti abitava nelle vicinanze una donna che aveva avuto un figlio da un levantino, suddito turco, che abitava alla Giudecca. Il figlio si recava spesso a visitare la madre, e come il padre vestiva alla levantina. Spesso il giovane picchiava la madre accusandola di aver procreato un figlio per metà levantino e per metà veneziano, e perciò male accetto da entrambe le comunità. La donna, per amore di madre, sopportava in silenzio gli sfoghi del figlio, finché un giorno avvenne l’irreparabile, il giovane accoltellò la madre e le strappò il cuore dal petto. Terrorizzato per il gesto compiuto fuggi tenendo il cuore in mano, ma giunto sul Ponte Cavallo che immette al Campo dei Santi Giovanni e Paolo, inciampò e cadde, il cuore della madre che teneva nella mano rotolò a terra, e da esso si levò una voce che disse “Figlio mio, ti sei fatto male?“. Impazzito il ragazzo allora corse verso la laguna, si gettò tra le onde e si lascio annegare.

Cesco Pizzigani incise allora, sull’architrave di destra dell’ingresso della Scuola, il giovane levantino, mentre con il cuore della madre in mano, fugge correndo dopo averla uccisa. (1)

(1) Più fonti.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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