“Una piadena de fasioi e sievoli rosti in grea”*, un pranzo per il Doge Sebastiano Ziani

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Mercerie de San Zulian - San Marco

“Una piadena de fasioi e sievoli rosti in grea”*, un pranzo per il Doge Sebastiano Ziani

Il doge Sebastiano Ziani, eletto nel 1172, era un uomo saggio, colto, ricchissimo: presentato al popolo venne subito acclamato con entusiastiche grida: “Viva el dose nostro et Dio lo benedissa!“. E nella gioia di quel momento, il nuovo eletto fu preso sulle spalle dai cittadini e dai patrizi e portato intorno per la Piazza, inaugurando così per la prima volta il costume di portare in giro il principe e gettando denari al popolo in gran giubilo. Sebastiano Ziani fu davvero un grande doge: riordinò il tesoro, fece alleanza con papa Alessandro III e con l’imperatore d’Oriente, fu mediatore di pace tra il papato e Federico Barbarossa, rappattumò i patriarchi di Aquileia e di Grado, conchiuse patti di commercio con le principali città d’Italia e con mirabile sollecitudine provvide alla pubblica igiene, al benessere del suo popolo, alla bellezza della sua città. Non curando le ricchezza volle che le rendite delle case da lui fabbricate dalla Bocca di Mercerie fino a San Giuliano al Ponte dei Barateri fossero proprietà del monastero di San Giorgio, con l’obbligo di tenere accesa una lampada dinanzi al corpo di San Stefano deposto nell’altare maggiore della chiesa, di dare ogni martedì un desinare a dodici famiglie povere e di apparecchiare ogni anno alla sua famiglia un pranzo speciale. Il pranzo doveva aver luogo nel giorno di San Stefano e per ricordare la modestia e l’umiltà tra le ricchezze e gli splendori del principato, il doge volle fosse un pasto frugale e poveramente servito: “Una piadena de fasoli senzo olio, sievoli rosti in grea, castagne monde et vino rosso cum acqua senz’alcun impazo de famegi“.

Il pranzo nei primi due anni veniva recato da tre monaci nell’abitazione privata del doge nel Palazzo Ducale, ma quando Sebastiano Ziani rinunziò al dogado il 12 aprile 1178, ritirandosi nel monastero di San Giorgio, il modesto pranzo era inviato alla sua famiglia nel palazzo che sorgeva allora a San Lorenzo. Però dopo la morte dello Ziani, le sette congregazioni di San Luca, Santa Maria Formosa, Sant’Angelo, Sant’Ermagora, Santa Maria Mater Domini, San Silvestro e San Polo, alle quali egli aveva regalato nel suo testamento la Corte Zorzi (di San Giorgio) presso il Campo Rusolo, oggi San Gallo, vollero concorrere a quel pranzo che divenne così splendido banchetto. (1)

* Una ciottola grande di fagioli e cefali arrostiti alla griglia.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 23 febbraio 1927.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Marzaria San Zulian, Ponte dei Barateri, Corte Zorzi, Campo San Gallo, Marzaria San Zulian, Sotoportego Corte Zorzi, Marzaria San Zulian, Campo San Gallo.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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