L’Ufficio della Seta a San Giovanni Grisostomo, nel Sestiere di Cannaregio

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L'Ufficio della Seta a San Giovanni Grisostomo, nel Sestiere di Cannaregio

L’Ufficio della Seta a San Giovanni Grisostomo, nel Sestiere di Cannaregio

La calle che fa angolo con la Chiesa di San Giovanni Grisostomo conducendo verso il Malibran, e che oggi si chiama dell’Ufficio della seta, circa un quarto di secolo fa si chiamava Calle de la Chiesa. E’ una delle mutazioni di nome meno infelici fra le tante infelicissime, fatte a capriccio in danno della storia.

In questa calle sorgeva l’uffizio accennato, il cui ingresso corrispondeva a quello attuale dell’Albergo la Pace. Ce né rimane la bella porta cinquecentesca, assai adorna e recante sul timpano e sull’architrave parecchi stemmi dei “Provveditori della seta – Provvisori serici“, come dice la scritta latina scolpitavi.

Questo ufficio della seta era una specie di Corte arbitrale che i tessitori e mercanti di seta toscani avevano istituto per i bisogni del loro commercio. Tali provveditori erano Toscani e nei loro giudizi indipendenti, ma in caso di gravi controversie dovevano far appello ai Consoli dei Mercanti, che avevano l’ultima parola nelle questioni commerciali. I setaiuoli toscani, specialmente lucchesi, venuti nella prima metà del ‘300 a Venezia, dove se non introdussero, perfezionavano certo l’arte della seta, ebbero anche più di una scuola, a seconda della rispettiva specialità. La più nota é quella del Volto Santo all’Anconetta, della quale è rimasto vivo il nome, e si chiamava così in memoria di un Cristo miracoloso venerato a Lucca.

Ma il loro primo nucleo fu in Calle della Bissa così allora denominata fino all’attuale Ponte dell’Olio, che in quel tempo si chiamava appunto Ponte di Calle della Bissa. “Li qual Lucchesi – dice un codice Marciano – se ne venero a Venezia et li fo consegnata la Calle della Bissa, et li fecero le sue botteghe et creorno l’officio che si trova dietro la Chiesa“. E’ un cenno delle loro botteghe anche nel Sabellico, il quale scrive (traduciamo dal suo latino: “Quelle viuzze (ambitus) sono piene di fitte botteghe nelle quali si ammira ogni pompa di tessuti purpurei con incanto degli spettatori; un incredibile quantità d’operai è occupata in lavori d’oro e seta di vario colore“. Così fiorente fu per tre buoni secoli quest’arte, che dal 1300 al 1660 il numero dei telai per la seta da spedire in Ponente giunse fino ai 3.000, senza contarne altri 1.000 destinati ai bisogni della città e dello Stato. In seguito diminuirono assai tanto che verso il cedere della Repubblica non raggiungevano nemmeno i 300, ed ora siamo ridotti a zero.

Il 4 maggio 1597, per il solenne ingresso della Dogaressa Morosini, quest’arte diede una splendida prova della sua magnificenza. Giacché nelle stanze dei Signori di Notte, in Palazzo Ducale, furono rizzati due grandi pilastri sormontati da un’architrave coperto il tutto di panni di seta d’oro, a foggia di portone, dalle bande del corridoio si stesero lunghe tele di raso giallo e di damasco cremisi, e nell’interno un addobbo di tela d’oro, piena di fettucce d’argento, con fregi lavorati d’argento e d’oro. La tavola poi delle argenterie era coperta con tabì d’oro, tutto disegnato ed orlato all’interno di tabì d’argento, riccamente lavorato a fogliami di seta verde e oro. Con voce araba si chiama tabì una sorta di stoffa di seta marezzata (in tela taffettà), dal nome di un quartiere di Bagdad, dove la si fabbricava in origine. (1)

Una targa, posta sopra l’ingresso dell’ex Ufficio della Seta (ora ristorante), ricorda che nelle vicinanze vi era la casa di Marco Polo.

L’abate Vincenzo Zenier, rettore di San Tomaso apostolo (San Tomà), dopo aver onorato la memoria di altri uomini illustri veneziani con belle epigrafi latine incastonate nei muri delle case dove un giorno ebbero loro stanza, una ne mise nella faccia della casa vicina alla chiesa dedicata a San Giovanni Crisostomo, un giorno appunto, siccome afferma Ramusio, abitata da Marco Polo, e che crediamo bello di qui rapportare: “AEDES . PROXIMA . THALIAE . CVLTVI. MODO . ADDICTA / MARCI . POLO . P. V. ITENERUM . FAMA . PRAECLARI / IAM . HABITATIO . FVIT“. (2)

(1) P.B. IL GAZZETTINO, 3 aprile 1924.

(2) Biografia Universale Antica e Moderna vol.XLV (Tipografia di G.Molinari (Venezia, 1828)

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Targa Marco Polo, Calle de l’Ufizio de la Seda, Volto Santo, Calle de la Bissa, Volto Santo, Volto Santo in Rio Terà de la Madalena, Calle de l’Ufizio de la Seda.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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