Il maialino con la campanella, bassorilievo sopra l’ingresso di una casa in Rio Terà Garibaldi
Gli Antoniani, una confraternita religiosa di ospedalieri ispirata a Sant’Antonio abate, avevano ricevuto dal papa il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i maiali potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li poteva toccare se portavano una campanella di riconoscimento. Il loro grasso veniva usato per curare l’herpes zoster, detto il “male di Sant’Antonio” o “fuoco di Sant’Antonio”.
Nella sua iconografia Sant’Antonio abate compare, oltre con il maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “Tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Una leggenda popolare narra che Sant’Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo. Mentre il suo maialino, sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a forma di “Tau” e li portò fuori insieme al maialino recuperato, poi donò il fuoco all’umanità, accendendo una catasta di legna. (1)
Un maialino con la campanella è scolpito sopra la porta di una casa in Rio Terà Garibaldi, a ricordo, forse, dei maiali del convento di Sant’Antonio abate, che durante la Serenissima scorazzavano liberi da queste parti; vedi anche: I maiali del convento di Sant’Antonio di Castello (2)
(1) https://www.santiebeati.it/dettaglio/22300
(2) ConoscereVenezia
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