La Compagnia dei Reali

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Vittore Carpaccio. L'arrivo degli ambasciatori inglesi presso il re di Bretagna (particolare con due compagni della Calza). Gallerie dell'Accademia (foto dalla rete)

La Compagnia dei Reali

Nell’anno 1529, negli stessi giorni che si costituiva la compagnia dei Floridi si costituì anche la compagnia dei Reali. A chiedere licenza ai capi del Consiglio dei Dieci fu sier Alessandro Gritti. I Reali portavano come identificativo della loro sezione una calza destra tutta scarlatta, e la sinistra metà azzurra, e metà paonazza, con l’insegna ricamata di un cipresso e con il motto: “Al ciel s’erga il degno nome!“. La compagnia era composta di ventidue patrizi, tra i quali: sier Alessandro Gritti priore, sier Francesco Giustinian, sier Polo Trun, sier Zuan Francesco Soranzo ed altri diciotto

Il giorno 5 giugno 1529 i Reali fecero la loro funzione solenne nella chiesa di San Zaccaria, tutti i compagni erano vestiti di velluto cremisino con maniche “a comedo e con becheti (stole) di velluto“,  e il “signor de la Compagnia” aveva una veste di velluto nero, e una catena d’oro al collo. Dopo aver giurato di osservare i capitoli dello statuto della loro compagnia, di avere dato come offerta un ducato per uno al sacerdote, e di aver abbracciato e baciato il priore, accompagnati dai loro “famegi vestiti a la divisa et ziponi“, con trombe e piffari andarono a Rialto e da qui in barca in casa del loro priore sier Alessandro Gritti a pranzare.

Il giorno successivo, i Reali andarono a presentarsi in Consiglio assieme ai Floridi,  i Reali erano vestiti di “veludo cremexin a manege a comedo et becheti di veludo et calze“. E qui il Sanudo sospende per un attimo la sua cronaca per fare una constatazione amara sulle Compagnie della Calza e sulle loro eccessive feste e spese: “semo su una grandissima guerra (contro i collegati di Cambrai), a spender et non poder vadagnar, et Dio voia che ’l fin sia bon, con peste in la terra, et una grandissima carestia di tutto, et praecipue di farine“, e in Terranova (il granaio che si trovava dove sono ora i giardini ex Reali) si macinava la fava e la si mescolava con altra farina, e c’era una grandissima povertà, con i contadini nelle campagne che vivevano di erbe.

La sera stessa i Reali parteciparono alla festa dei Floridi a ca’ Foscolo in Campo San Polo. La casa era arredata benissimo, la cena fu bella, con “pignocha, fonzi, calisono et altre confecion da pospasto“. Il giorno seguente per tutta la terra (città) si videro, dipinte a grandi lettere di colore rosso, le scritte “Viva Reali” con una corona sopra, cosa insolita nella città di Venezia. 

Nel maggio 1530 i Reali accolse Ferrante di Sanseverino principe di Salerno in visita a Venezia, “zentilissima creatura, zovene et doto“, e gli fecero dono della calza della compagnia presentata su un bacile d’argento.  In suo onore gli fecero una grande festa in Canal Grande; preparano “do  burchi et ligati a uno, fallo il soler et tavolado di sopra, et di sopra una coverta belissima con tende di scartalo di Capetanei zeneral et bandiere dorade“, e da San Polo, dove era alloggiato il Ferrante, lo condussero fino al convento del Corpus Domini,  per poi ritornare fino alla Dogana de Mar sempre ballando con numerose gentildonne, ed infine andarono a Ca’ Giustinian “da le Chà nove” in casa di sier di Francesco Giustinian dove fecero un banchetto bellissimo. (1)

ConoscereVenezia

(1) Marin Sanudo. I Diari. Volumi L e LIII

 

FOTO: dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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