Un impiccato di venerdì, per un furto sacrilego in Chiesa di San Giorgio Maggiore

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Altare della Madonna, Madonna col Bambino, Chiesa di San Giorgio Maggiore

Un impiccato di venerdì, per un furto sacrilego in Chiesa di San Giorgio Maggiore

Nella Chiesa di San Giorgio Maggiore, sull’altare di Maria Vergine, si ammira oggi la famosa statua di Maria col Bambino e due angeli, opera eseguita in un solo pezzo di marmo veronese nel 1595 da Girolamo Campagna. La statua aveva al collo una bellissima medaglia d’argento, tempestata di gemme. Nella notte del 13 febbraio di quell’anno la collana venne rubata.

Avvertiva subito la Quarantia criminale, si pelustrò tutta l’isola, ma del ladro nessuna traccia.

Dopo tre giorni dal furto, batteva al convento tale Francesco da San Trovaso, tremante e smorto, e le sue prime parole furono: “fame, fame!“. Gli dettero da mangiare ed egli finito il pasto, trasse di tasca la famosa collana e la porse all’abate del convento, Domenico Perozzi da Cologna, dicendogli: “L’ho robada e la retorno, la Madona non vol lassarme andar da l’isola, piombo a li piè e piombo a la testa, la Madona me ha maledio“. Difatti egli era stato nascosto tre giorni senza mangiare, tormentato dal rimorso e dalla paura.

I frati pietosi lo consigliarono di fuggire, ma egli non volle. Intanto il Consiglio dei Dieci lo faceva arrestare, e nello stesso giorno gli fu fatto il processo.

Racconta Fortunato Olmo nella sua cronaca: “il giorno dopo che fu Venerdì mattina fu apicado fra le due Colonne, cosa insolita perché la Signoria mai suol far morir alcun in Venerdì giorno di la morte di nostro Signor Gesù, ma giudicarono in questo gran sacrilegio che non arrivasse colui al sabato, dedicato alla Beata Vergine“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. Il Gazzettino. 15 gennaio 1926

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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