Fontana in Campo Santa Maria Formosa

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1568
Fontana di Campo Santa Maria Formosa

Fontana in Campo Santa Maria Formosa

Fontana a colonna quadrata in ghisa, con la parte superiore decorata con degli ovali, l’acqua fuoriesce da un grande beccuccio ricurvo a forma di testa di drago.

Campo Santa Maria Formosa . L’origine di questa chiesa si attribuisce a San Magno Vescovo di Oderzo ed alla famiglia Tribuno. Fu rifabbricata nell’864, e dipoi nel 1105 per essere stata arsa dal terribile incendio di quell’anno; ed in quella occasione fu architettata in guisa da rendere nel corpo di mezzo somiglianza alla basilica di San Marco. Nel 1689 il terremoto la danneggiò d’assai nell’interno e allora fu ridotta alla presente forma sansovinesca, per la liberalità di Torrino Tononi mercadante ricchissimo. Per il testamento del senatore Vincenzo Cappello fu eretta nel 1604 la facciata sul campo; e quella presso il ponte fa innalzato prima nel 1541 a spese di un altro Vincenzo Cappello generale illustre, la cui statua, ritto in piedi sul lavello, scolpita da Domenico figlio di Pietro da Salò, adorna la facciata medesima. Varie confraternite erano ascritte a questa chiesa, l’antichissima delle quali era quella della Presentazione, instituita del 933, quella dei Cassellai, quella dei Fruttaiuoli, quella di San Barbara dei Bombardieri, e quella della Trinità instituita nel 1604 per la liberazione degli schiavi. Ma sovra ogni altra cosa la memoria che rende celebratissima questa chiesa è quella del rapimento e della liberazione delle spose castellane e della festa e della visita del doge che quindi ne seguitò. Nella chiesa sono singolarmente ammirabili una Santa Barbara, quadro bellissimo di Palma il Vecchio; una Madonna con parecchi devoti sotto il suo manto, di Bartolomeo Vivarini, dell’anno 1487; la Vergine addolorata che è nel terzo altare, a destra, di Jacopo Palma; e la Purificazione, del cav. Paoletti, nell’altare di faccia. L’altar maggiore fu rifabbricato sul modello di Francesco Smeraldi detto Fracà. Ai lati del presbiterio stavano, gli è qualche tempo, due monumenti ricchissimi di marmo e di sculture, uno a destra a Bartolomeo e Antonio Tononi, un altro a sinistra, alla memoria di una gentildonna Barbaro. Furono tolti via, e rimasero solamente i busti, e questi vennero sparsi per la chiesa. Nelle pareti che erano ingombrate da quei monumenti il cavaliere Paoletti condusse due dipinture a fresco, che non sono delle comuni e ben possono confortare coloro che si dolessero dei monumenti portati via. L’uno rappresenta Gesù che scaccia i profanatori dal tempio, ed è a destra, l’altra il sacrificio d’Abramo, e sta a sinistra. Nell’affresco sopra l’altare, San Magno e Venezia ginocchioni e la Madonna col bambino sono delicatamente lavorati. Ma la barca peschereccia, il corno ducale e il leone, se non ci inganniamo, segnano tre epoche differenti, mentre non se ne dovrebbe vedere indicata che una. Può star la barca peschereccia, che allude ai principi delle Venezie quando al vescovo San Magno apparve bellissima la Vergine e comando le erigesse una chiesa in questo sito, ma non il corno ducale, che è di qualche secolo dopo, né il leone, che parimenti può dirsi posteriore. Il campanile fu innalzato l’anno 1682 dal prete. Francesco Zucconi veneziano. (1)

(1) BERNARDO e GAETANO COMBATTI. Nuova planimetria della città di Venezia. (VENEZIA, 1846 Coi tipi di Pietro Naratovich).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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