Fontana in Campo de la Fraterna
Fontana a forma di colonna rotonda in ghisa, simile ad una palina de casada (palo da ormeggio signorile), con la parte superiore che termina con un cappello e una banana. La fontana è decorata con una testa di leone, dalla bocca del quale, tramite un piccolo ugello, fuoriesce l’acqua a getto continuo.
Campiello della Fraterna. Da un pio stabilimento, detto la Fraterna Grande, già ricco di 50.000 ducati di annua rendita, che impiegava nel beneficiare i poveri della città.
Istituto Manin. Lodovico Manin, ultimo doge di Venezia, con suo testamento del 4 ottobre 1802 legò una somma di ducati centomila, perché il frutto di essa fosse impiegato parte nel mantenere pazzi e parte nell’educare fanciulli abbandonati. Scopo della istruzione in questo orfanotrofio si è quello di iniziare i fanciulli nei lavori e nelle manifatture e di farne degli onesti operai e laboriosi. I piccolini, al disotto dei dieci anni, si allevano in campagna, i più grandi, dopo i dieci anni, nella Fraterna grande a Sant’Antonino; le ragazze, nei privati stabilimenti dei benemeriti preti Canal, Sanzogno e Barbaro. Quando arrivano ai diciannove anni sono licenziati: alle ragazze si dà una dote, se trovano da maritarsi, vestiti e biancheria; ai ragazzi, un premio in danaro, la somma dei guadagni che hanno fatto sino allora, biancherie e vestiti. La Commissione di Pubblica Beneficenza aggiunge alle rendite dell’Istituto altri soccorsi, e altri soccorsi da la pietà dei privati, fondando nuove piazze per alunni o alunne. La somma occorrente per la fondazione di una di codeste piazze e di lire cinquemila quattrocento per lì maschi, e di lire seimila cento per le femmine. (1)
(1) BERNARDO e GAETANO COMBATTI. Nuova planimetria della città di Venezia. (VENEZIA, 1846 Coi tipi di Pietro Naratovich).
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