La vecchia leggenda dei campanili dei Frari e di San Zanipolo

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Campanile a vela della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Sestiere di Castello

La vecchia leggenda dei campanili dei Frari e di San Zanipolo

Nel 1229 vennero a Venezia alcuni frati di San Francesco e nello stesso anno parecchi frati Domenicani. Vivevano di carità e di qualche piccolo lavoro: i primi sparsi sotto i portici delle chiese di San Lorenzo, San Silvestro, San Giacomo di Rialto; i secondi presso l’oratorio di San Daniele, il cortile esterno di San Zaccaria e quello del convento di San Giaovanni laterano.

Era allora doge Jacopo Tiepolo della contrada di Sant’Agostino, uomo prode nelle armi, valente nel consiglio, religioso e benefico, il quale volle venite in aiuto a quei frati dispersi e regalò al padre Alberico domenicano un terreno paludoso nei confini della parrocchia di Santa Maria Formosa e a frate Pacifico dell’ordine di San Francesco un campo abbandonato posto tra le due contrade di San Tomaso detto San Tomà e di San Stin, San Stefano confessore.

L’esempio del buon doge trovò molti seguaci e parecchi furono i patrizi che dettero denari e gioielli d’oro e d’argento, sier Anzolo Malipierotole et pali di larese per far fondamenta“, i Gradenigopiere cotte, marmori et calcina” e molti popolani prestarono gratuita l’opera loro.

Così sorsero, fra gli edifici religiosi di quel tempo, i due esempi più belli di architettura archiacuta veneziana: il tempio domenicano di San Giovanni e Paolo, in dialetto San Zanipolo, e quello francescano di Santa Maria Gloriosa, detto poi comunemente dei Frari, corruzione di “frati” che assai numerosi abitavano l’attiguo convento. Di entrambe le chiese s’igmora il nome dell’architetto, solo si sa che in origine quella dei Frari era tra le due la più piccola e aveva la facciata a mezzogiorno raggiungendo con l’abside quasi il canale, ma demolita nel 1340, sorse come è attualmente con la porta maggiore dinanzi al ponte del campo. Rimase dell’antica chiesa soltanto il campanile, poderoso mole quadrata in cotto, uno dei più alti di Venezia sebbene manchi della caratteristica “pigna” terminale. Fu iniziato da Jacopo Celega, architetto di vaglia, ma venne terminato dal figlio Pietro Paolo che quale costruttore superò quasi il padre.

Il popolo veneziano quando vide per la prima volta costruite le due splendide chiese notò subito tra loro una curiosa diversità, e fu allora che nacque una vecchia leggenda arguta riportata da alcuni cronisti e che vive ancora nella tradizione popolare. “Giera vegnudo a Vinegia dei gran artisti, pare e fiol, et i se tolto l’insulto (l’incarico) de far do gran ciese, più grande de tutte quele che ghe giera a Vinegia. I se ha deseparà dandose el santo (convegno) per dopo fenio. El pare gà tirà suso quela de li Frari, el fiol san Zanipolo; e dopo el pare gà ciamà el fio a veder la sua, et el lo gà compagnà dentro per la porta granda. El fiol varda, si, bela, granda, el dise, ma la mia xe più granda. El pare mortifica, avilio de esser superà dal fiol, el va a vedar quela soa et el vede che in fato la xe più granda, ma dopo el ghe dise: Ciò el campaniel dove xèlo? El fiol alora el se bate la testa digando: Me lo go dismentegà! Alora el pare ghe dise: Vien adesso a veder el mio. I xe tornai ai Frari et el fiol, visto quele quatro onze de campaniel l’è restà imagà, et el ga capio che so pare el gaveva fato megio de lu perché i veci ghe sa più dei zoveni“.

Difatti la chiesa di San Zanipolo non aveva campanile e solo nel 1268 il doge Raniero Zen lasciava morendo ai frati domenicani ducati mille per la sua fabbrica. Di stile romanico fu innalzato allora presso la cappella di San Domenico, demolito e rifabbricato più volte, vene definitivamente atterrato  nella seconda metà dell’Ottocento, e sostituito con un piccolo campanile a vela sull’angolo della vetrata del Vivarini. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 giugno 1928

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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