I Derelitti (o Ospedaletto), gli Incurabili, i Mendicanti, la Pietà, quattro ospedali musicali

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Ospedale di Santa Maria dei Derelitti (vulgo Ospedaletto), la Sala della Musica

I Derelitti (o Ospedaletto), gli Incurabili, i Mendicanti, la Pietà, quattro ospedali musicali

L'”Ospedaletto“, gli “Incurabili“, i “Mendicanti“, la “Pietà“, erano quattro ospedali che, senza tema di esagerare, nel 1700 si potevano benissimo chiamare quattro Conservatoti musicali diretti dai più insigni maestri di Venezia e di Napoli: il Caldara, il Porpora, lo Scarlatti, il Cimarosa, il Galuppi ed altri illustri. La Repubblica Veneta nei quattro asili educava un buon numero di fanciulle, in essi ricoverate o per malattia o per abbandono, e venivano educate nella musica strumentale e vocale in modo che solevano accompagnare con la musica e con il canto le funzioni ecclesiastiche, e gli oratori dell’epoca.

E funzioni ed oratori richiamavano il fiore di Venezia nobile ed elegante e più che sacre erano feste artistiche profane, veri trionfi dell’arte veneziana, ma non più trionfi, diceva il prete Zilli nelle sue Memorie, di religione e di morale.

Non tutte quelle fanciulle, agli Incurabili ed alla Pietà erano in settanta, che avevano le voci di angeli, avevano angelici costumi; né era tutto amore per l’arte, il sentimento che riempiva di nobili e di cittadini i quattro conservatori, anzi molto spesso era un pretesto per avvicinare le fanciulle e parlar loro d’amore.

Alla “Pietà” in certi giorni erano permesse le visite fino ad un’ora di notte e nella vasta sala si faceva un po’ ditutto, e le vecchie sorveglianti poco potevano vedere poiché, per prudente consuetudine la sala era appena illuminata da un povero lumicino ad olio.

L'”Ospedaletto” era frequentato, a preferenza degli altri, dai nobilomini Carletto Grimani e Pietro Correr che andavano pazzi per tale Nicoletta Borghetti, una vera bellezza di ragazza: il Grimani più tardi la prese al suo servizio a ben presto la Borghetti divenne una delle stelle più acclamate del Ridotto.

Ma non tutte le famciulle dei quattro asili erano belle e ce ne dice in proposito il grande filosofo Gian Giacomo Rousseau nella sua permanenza a Venezia nel 1743,. Giammai, egli racconta, mancava a quel vesperi dei “Mendicanti” e la Chiesa era sempre piene di folla che ammirava la ricchezza dell’arte, il gusto squisito dei canti, la bellezza delle voci. La curiosità di Gian Giacomo era di vedere il viso di quelli angeli canori e tale curiosità era divenuta per lui quasi un’esaltazione, e non fu contenuto che quando ebba promessa da uno degli amministratori dell’Ospedale di fargli vedere le tre voci più belle. Detto e fatto: “Venite Sofia! Ell’era orribile. Venite Catterina! Elle’era guercia. Venite Bettina! Il vaiuolo l’aveva sfigurata“. Il povero Gian Giacomo stette male, e da buon filosofo si accontentò di pensare che se erano brutte, per cantare così bene dovevano avere una gran bell’anima. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 febbraio 1924

Ospedale di Santa Maria dei Derelitti (vulgo Ospedaletto), la Sala della Musica.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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