Sier Lunardo Emo da San Leonardo, una mala lingua

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Palazzo Emo. Tra il Canal de Cannaregio e il Canal Grande. Sestiere di Cannaregio

Sier Lunardo Emo da San Leonardo, una mala lingua

A San Leonardo, nel sestiere di Canaregio, c’era la casa “da stazio“, o casa padronale, di Lunardo Emo, q. Giovanni, famiglia patrizia venuta a Venezia dalla Dalmazia; a Santa Eufemia della Giudecca Lunardo possedeva ancora una trentina di case, “tra pepian et in soler“; a Sant’Agnese un’altra ventina e due grandi orti. Era un patrizio ricco sier Emo, ma era tanto ricco quanto era maldicente e calunniatore.

Nel 1512 in Consiglio dei Pregadi, disse lungamente dei mali portamenti di sier Paolo Cappello, Provveditore della Marca Trevigiana, e della scorretta amministrazione del denaro della Signoria. Voleva subito rispondergli Filippo Cappello, figliolo di Paolo, ma il doge Leonardo Loredan non lo permise, dicendo che d’innanzi all’accuse dell’Emo c’erano dei giudici. Fatto il processo contro il Cappello, fu letto in Pregadi, ma contro di lui non risultò la benché minima prova.

Baldissera di Scipion (a) era ufficiale bombardiere veneto sotto Brescia, ed il Sanudo racconta che il 14 gennaio 1513 venne letta in Senato una lettera nella quale il Baldissera scriveva: “è sta mal referito in Senato contro de mi et me duol che di tante bone operatione fate a servitio di questo Stado sia sta dita mal … che acerto la Signoria che mi non son imbriago, né sodomito, né baro come altri ha referido mal de mi …” e questo “altri” era appunto il nostro Lunardo Emo. Anche questa volta d’innanzi alle accuse esplicite fu fatta una inchiesta, ma nulla risultò, anzi tutti affermarono che Baldissera era stato sempre “homo valoroso et molto honesto“.

Il doge Loredan seccato di quell’eterno calunniatore in Pregadi dette incarico a sier Marco Priuli di dargli qualche buon suggerimento, e Priuli, amicissimo dell’Emo, fece l’ambasciata ma con poca riuscita. Difatti non passarono molti giorni che egli parlò in Pregadi contro il celebre Bartolomeo di Aviano, allora “Capitano zeneral dei Venetiani” a Padova, il quale per i suoi alti meriti era stato dalla Serenissima nominato signore di Pordenone quando espugnò quella terra.

Per buona sorte alla fine di novembre scadeva l’anno di nomina a Senatore di sier Lunardo e con gran sollievo della sapientissima assemblea egli non fu più rieletto. Così, spoglio della temuta veste, una brutta sera rincasando prese una tale dose di legnate da doversene stare a letto per qualche settimana. Il Sanudo, che nei suoi diari tutto registrava, disse che allora corse voce che ci fosse tra gli assalitori anche sier Filippo Cappello figliuolo di Paolo. (1)

(a) Detto Dall’Occhio perché cieco di un occhio perso giovanissimo in duello.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 19 luglio 1924

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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