Il gioco del calcio ai tempi della Serenissima
Un tratto dell’elogio funebre del Doge Enrico Contarini, letto in Senato nel 1382 e riferito dal Filiasi, ci fa comprendere quanta cura avessero gli antichi Veneziani degli esercizi d’agilità, di forza e di destrezza, quelli, cioè, che oggi vanno sotto il nome generico di sport o giochi sportivi.
Ecco come si esprimeva l’oratore ufficiale, citato dal Filiasi, nell’elogio accennato: “Li nostri maggiori ci hanno ammaestrato a fuggir l’ozio ed esser occupati in continui esercizi alle volte laboriosi come li negozi marittimi et mercantili, che ci danno il vincere, alle volte dilettevoli come nelli consigli et divini Offizi, che si celebrano pomposamente et con mirabile melodia di canti e di suoni. Lascio le feste, i conviti, le regate, il velizzare colle barchette, per la laguna, e li giochi dell’arco col dito et della balestra et mille altri onesti e sollazzosi esercizi per la dilettazione dei quali si estermina da noi la tristezza e la malinconia”.
I giochi e i diporti erano dunque presso i nostri vecchi assai vari e numerosi, e tenuti in gran pregio, i principali di questi giochi erano: l’equitazione, il pugilato, le forze d’Ercole, il tiro a segno, il gioco del calcio, e il gioco del pallone. Il gioco del calcio era diverso dal gioco del pallone, il primo ricodava il gioco del calcio dei nostri giorni, il secondo il gioco della palla pugno o pallone elastico.
Nel “Bersaglio” di Sant’Alvise, durante la Quaresima, forse per rifarsi degli snervanti bagordi del Carnevale, si faceva il gioco del “calcio”. Vi si davano con ardore i giovani patrizi, divisi in due fazioni, la prima schierata al di qua, e la seconda al di là di un portone aperto di un arco di tavole, oltre il quale si lanciava un pallone. I due partiti si chiamavano del monte e del piano, e si distinguevano dalle piume dei berretti bianche e nere. Vestivano, com’è naturale, assai leggermente per essere più spediti, ma ad un tempo con molta eleganza, assai poco nota a certi giocatori di calcio del giorno d’oggi. Suppergiù il gioco era lo stesso. Lanciato il pallone, una fazione tentava di conquistarlo, l’altra di conservarlo, cercando di muoverlo con i piedi, e reciprocamente affrontandosi e respingendosi con le spalle e con il corpo soltanto, giacché era proibito adoperare le braccia che dovevano tenersi unite ai fianchi.
Un codice conservato dal Cicogna reca un cenno del gioco del pallone: “Si diede principio al nobile gioco del pallone dai nostri patrizi nel Campo San Giacomo dall’Orio ne’ secoli scorsi, non però con la frequenza d’oggidì, e perché in detto luoco, andavasi facendo quantità d’erba, l’han trasportato nel Campo dei Gesuiti per alquanti anni. Cresciuto poi sempre più il numero e il valore dei giocatori, risolsero di salizzare il sopradetto campo di S. Giacomo”, dopo che era stato proibito in campo dei Gesuiti per decreto del Consiglio dei X l’anno 1711″.
Questo gioco consisteva nel lanciare una grossa palla di cuoio, piena d’aria, con la forza dell’avanbraccio, il quale era difeso da un bracciale di legno armato di punte. Era assai in voga sia tra i nobili che tra i popolani. E se i primi vi si esercitavano a San Giacomo dall’Orio e ai Gesuati, i popolani lo giocavano con non minor passione a Rialto Novo, alla Chiovere di Cannaregio, in Campo dei Nicoli a Castello, e alle Corti grandi alla Giudecca. Ma l’arena classica di questo gioco rimase il bellissimo campo di San Giovanni da l’Orio, dove ebbe il primo battesimo. (1)
Testo di un bando del 1616 murato su una facciata della Chiesa di San Giacomo de l’Orio, con cui si proibiva tutti i giochi, compreso il gioco del calcio:
MDCXVI ADI XII AGOSTO
SONO PROHIBITI TVTTI LI GIVOCHI QVALI
SI SIANO IN QVESTO LVOCO PER TERMIN
ATIONE DELLI ECCELLI.MI SS. ESSECVTORI
CONTRA LA BIASTEMMA CON PENE
DI PREGIONE GALEA BANDO ET ALTRE
ET ANCO DE LIRE CENTO E CINQVANTA
DE PICCOLI ERA L ACVSATORI ET
CAPTORI
D. FRANCESCO EMMO
D. ANDREA MINOTTO
D. PIERO MORESINI
D. LORENZO CAPELLO
ESECUTORI CONTRO LA BIASTEMMA
(1) PIBI Il Gazzettino Illustrato. 4 giugno 1922
Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Gabriele Bella, Gioco del pallone in Campo dei Gesuiti; Campo San Giacomo de l’Orio; Gabriele Bella, Gioco del Calcio nel Bersaglio in Quaresima; Bando di Campo San Giacomo da l’Orio
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