L’arte della stampa a Murano e i caratteri in vetro

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L’arte della stampa a Murano e i caratteri in vetro

Se Venezia fu la seconda città italiana dopo Roma ad accogliere l’Arte della stampa, divenendo dal Cinquecento al Settecento un emporio librario mondiale, ed ha in questo campo glorie insigni, anche Murano ebbe parte nel perfezionamento di quest’arte.

E’ ormai risaputo e fu messo in luce anni or sono da Cesare Angelo Levi come “il passaggio ai caratteri mobili nel legno avvenne a mezzo dei caratteri di vetro“. Ad un certo Natale Veneto, vissuto nel secolo XV si attribuisce “un libro della materia delle forme da giustare intorno alle lettere, et il modo di farle di vetro“. (a) Il Cicogna nelle “Iscrizioni” identifica Natale con un antico vetraio muranese.

E l’idea di simili caratteri dev’essere ispirata dai rilievi in vetro della monete eufiche o arabe, che si improntavano con la cera a guisa di suggelli nelle lettere. Queste monete si trovano in molte collezioni europee e anche nei musei di Torcello e Murano. E’ gran peccato però che dei tipi mobili in vetro non sia rimasto alcun vestigio.

In ogni modo al cadere del secolo XV c’erano in Murano le case degli stampatori da libri. Abbiamo infatti un proclama del Podestà di Murano in data 22 gennaio 1492 che lo componeva. Ecco il documento: “Rivabono banditore gridò per mandato del Magnifico signor Podestà il seguente proclama: Essendo del presente anno (1492) de mese de Zener tra le X o XI hore stato assaltato in la contrada de San Stefano de Murano appresso le case dove stano li stampadori da libri uno maistro Bartholomio stamoador da uno solo sassinevolmente con la spada longa e nuda et ferido sul brazo destro con piaga mortale. Et volendo el prefato Magnifico Podestà per debito de Justicia et honor del suo rezimento procedere in tal caso. Se fa a haver a chadauna persona la qual vogli far la confession de tal delicto et per quella se possi saver la veritade, quella haverà at guadagnerà L. cinquanta de picoli (piccoli) dai beni proprii de malfactor; et non havendo quello de che pagar, quelle dicte L. 50 trazerà et haverà dala camera de Muran, et essendo sta doi (due) compagni a tal delicto over più, quello et quella (che) accuserà l’altro, con li altri sarà assolti da ogni pena e condannason posia (possa) incorrer per dicto delicto et guadagnerà L. 50 de p, et questo debi far in termene de zorni 8 proximi“. Però non si venne a capo di nulla e il reo rimase impunito. Ma dal documento si deduce che allora c’era a Murano qualche tipografia.

Più tardi, nel 1628, incontriamo una Synodus torcellana di D. Marco Zeno, vescovo di Torcello, stampata a Murano come dice il frontespizio: “Muriani MDCXXVIII Ex Typographia Baretiana, di Barezzo Berezzi”. Dopo quest’epoca sembra che ogni attività tipografica editoriale si accentrasse a Venezia. Ad ogni modo l’industria isola del vetro contribuì anche al progresso dell’arte tipografica. (1)

(a) Erano lettere o iniziali maiuscole che valevano ai miniatori per le mirabili e pazientissime loro opere nei frontispizi dei libri e nel principio dei più importanti capitoli e in questo si adoperavano isolatamente, o servivano per improntare con esse, una per una, la carta e non sovrapponendo questa a quelle in un tutto riunite.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 ottobre 1923

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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