Furti e libri non restituiti alla Marciana

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Raffaelo Sanzio. Ritratto Ritratto di Andrea Navagero (particolare). Galleria Doria Pamphilj, Roma

Furti e libri non restituiti alla Marciana

Nei diari del Sanudo si legge che il 30 gennaio 1516 il “Conseio di Diese con la zonta” elesse il celebre Andrea Navagero, patrizio veneto, e bibliotecario della libreria di San Marco la quale dopo la morte di Marcantonio Sabellico era rimasta per dieci anni senza custodia alcuna. Il buon Sanudo da parecchio tempo aspirava a quel posto che dava una rendita annua di duecento ducati; ed ora nel vedere eletto il Navagero, chiamato dal decreto “gran scriptore de historie latine“, concludeva con la sua solità bontà e rassegnazione: “a mi nulla fece perché le mie historie sono in lengua materna et saranno più acepte a tutti a lezar che alcuna altra, et zuro a Dio chi mi desse ducati 500 al anno de provision, non potria patir fatiche“.

Questa volta però la disdetta del buon Sanudo fu quasi per lui una fortuna poiché la famosa biblioteca del Bessarione, come si chiamava allora, lasciava molto a desiderare dopo quei dieci anni di abbandono, per cui molto avrebbe dovuto faticare per rintracciare qualcuno dei libri mancanti fra i tanti rubati o perduti, fatica che dovette addossarsi il Navagero.

E difatti se ne ritrovsrono da maestro Francesco Pozzi, libraro in Spadaria all’insegna del San Teodoro; da Zuane, barbiere di Sant’Apollinare; e qualcuno anche in casa di messer Carlo Cappello figliolo di Francesco il cavaliere. “I ladri dei libri che stevano in una cameretta in Palazzo dintro li forcieri un sopra l’Altro aperti, erano stati due nevodi dil Canceliero grande Francesco Fasiol et un loro compagno Domenego“, i quali essendo giovani e non intendendo l’importanza dei libri trafugato, li vendavano poi per pochi marcelli, ognuno dei quali valeva circa sessanta centesimi di nostra moneta.

Però non solo i ladri avevano fatta man bassa sulla biblioteca Bessaroniana, ma oltre a ciò una gran parte dei libri prestati dai Procuratori di San Marco are andata perduta, piché, alle lettere fatte scrivere dal Navagero, quasi tutti i depositari rispondevano che li avevano consegnati, ma purtroppo! i libri non c’erano più. Il patrizio genovese messer Domenego Saulinegò d’haverli ma haverli restituiti” e Francesco Dasola, dalla terra di Asola “respose non haverli mai avuti et nondimeno li haveva havuti ad istantia de misser Marco Contarini” e così quasi tutti risposero con le stesse frasi; di non averli mai avuti o di averli restituiti, e se per qualcuno forse fu una verità, data la confusione che regnava, per la maggior parte invece fu una grandissima menzogna.

Andrea Navagero tenne la carica di biliotecario quasi per otto anni, cioè fino alla sua partenza per la Spagna, quale ambasciatore straordinario presso Carlo V che evvenne il 14 luglio 1524; prima però consegnò la biblioteca ai Procuratori di San Marcoet messer Lodovico Mafei gastaldo dei Procuratori confessa haver havuti molti libri de più che in drieto che messer Andrea haveva recuperati“.

Il Navagero, nella eletta schiera dei Bibliotecari di San Marco, può considerarsi come il primo che veramente si adoperasse, con raro intelletto d’animo, alla custodia ed al recupero dei preziosi codici nostri. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 26 luglio 1924

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