La Patera del Palazzo Gritti Badoer in Campo de la Bragora, nel Sestiere di Castello

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Palazzo Gritti Badoer. Campo Bandiera e Moro o della Bragora. Setsiere di Castello

La patera del Palazzo Gritti Badoer in Campo de la Bragora, nel Sestiere di Castello

Molto si favoleggiò intorno a questo palazzo. I più, appoggiandosi al fatto che esso ai nostri tempi apparteneva ai Badoer, lo vollero eretto dalla suddetta famiglia, e prendendo i magazzini terreni per carceri, aggiunsero che, avendo qui la loro sede i Partecipazii o Badoer, quando come tribuni reggevano le isole Gemini, o Gemelle, sopra le quali si fondò la contrada di San Giovanni in Bragora, vi facevano giustiziare i rei, onde si chiamò della Morte una prossima via. In tutto ciò per parte degli scrittori vi fu una grande sbadataggine, e forse qualche frode avvertita. Per ciò lo Zanotto ed altri affermarono che lo stemma del prospetto è quello dei Badoer, mentre invece vi si scorge quello dei Gritti, cioè, la Croce, ripetuta sopra l’anello del pozzo interno.

Ed è a questa famiglia che noi dobbiamo l’erezione del palazzo in discorso. Apprendiamo dal Barbaro che Omobon Gritti esisteva nel 1261 in parrocchia di San Giovanni in Bragora; Triadano di lui figlio nel 1350; Omobon figlio di Triadano nel 1383, ed un altro Triadano, figlio d’Omobon, nel 1411. Inoltre Alessandro Gritti q. Alessandro, q. Girolamo, q. Triadano, poco innanzi nominato, notificò nel 1537 la sua casa da statio posta sul campo de San Zuane in Bragola. Ed il genealogista Priuli rammenta che questi fu per tre volte, cioè nel 1572, 1575, e 1577, Consigliere di Castello abitando nella contrada di San Giovanni in Bragora in un suo palazzo dei più belli della città.

Nè altri palazzi nomina lo Stringa in Campo di San Giovanni in Bragora che quello del suddetto Alessandro, stato già nel 1578 eletto Procuratore di San Marco. Fu bensì dopo questi tempi che esso passò in proprietà dei Morosini in virtù del matrimonio avvenuto nel 1591 fra Lugrezia Gritti, nipote del procuratore Alessandro, e Tomaso Morosini q. Francesco q. Taddeo. Perciò nella descrizione della contrada pel 1661 lo troviamo posseduto da altro Taddeo Morosini q. Tomaso, la nipote del quale Elisabetta, impalmatasi nel 1729 con Sebastiano Badoer, fu cagione che il palazzo medesimo pervenisse nei Badoer, donde, per acquisto, l’ebbe la nobile famiglia Saibante.

Siccome poi non vi è favola destituita da qualche fondamento, diremo correre benissimo tradizione che la prossima Calle della Morte, unitamente ad un prossimo ponticello della Morte, ora scomparso per l’interramento del rivo, derivasse il nome dalle capitali esecuzioni, che in tempi antichissimi (senza sapersi però da chi fossero ordinate) colà si facevano, nonchè dalla fama che parecchi trovassero in quel sito, o per ostile violenza, o per caduta, o per altro accidente la morte. (1)

Sulla facciata del Palazzo Gritti Badoer, rivolta verso il Campo della Bragora, sopra la pentafora gotica del primo piano nobile, è inserita una patera con raffigurato un pavone (simbolo mistico della fede, simbolo di morte, di risurrezione e di vita eterna) con la coda a ruota sopra un globo (il creato) (2).

(1) Giuseppe Tassini. Alcuni palazzi ed antichi edifici di Venezia. Tipografia Fontana 1879

(2) sul significato dei simboli cfr.: Giuseppe Marzemin. Le antiche patere civili di Venezia. Ferdinando Ongania editore Venezia 1937; Angelica Tonizzo e Maria Rosa Sunseri. Patere a Venezia. Tipo-litografia Pistellato Marghera-Venezia 1999; Espedita Grandesso. I portali medievali di Venezia. Edizioni Helvetia 1988.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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