Un delitto al Fontego dei Tedeschi

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Fontego dei Tedeschi. Sestiere di San Marco

Un delitto al Fontego dei Tedeschi

Teodoro Di Marco ufficiale del Consiglio dei Dieci, aveva saputo che nel Fontego dei Tedeschi a Rialto era stata introdotta della merce di contrabbando. Perciò il 4 agosto 1519 egli con alcuni sbirri entrò nel Fontego e cominciò a perquisire uomini e merci, visitando anche i depositi, ma venuto a questione con un mercante, tale Ottone Hesler, “gli dette un colpo di fusetto (pugnale) in pecto et queli morite“.

Fu subito serrato il Fontego, i tedeschi arrestarono l’ufficiale, e fatti chiamare “li tre Cai (capi) de li Diese, quali erano in Pregadi“, il Di Marco fu condotto in camerotto, una stanza terrena del Palazzo Ducale che serviva in certi casi di prigione.

Intanto il Fontego, in segno di protesta, rimase chiuso e, dopo i funerali del povero Ottone fatti nella vicina chiesa di San Bartolomeo, molti mercanti tedeschi andarono pregando la Signoria, per l’esempio altrui e per soddisfazione della colonia, di punire severamente l’ufficiale. La Signoria accolse la preghiera, anzi lo stesso doge, Leonardo Loredan, rivoltosi ai Tedeschi rispondeva: “Messeri haverè justitia, et ozi daremo ordini a li Avogadori de procieder“.

Il delitto, dopo la procedura degli Avogadori, fu giudicato dalla Quarantia criminale: quindici voti ebbe il Di Marco per la pena di morte e diciasette per il bando “et cussì fo bandizado di Venetia, in perpetuo, et venendo li sia taià la testa“.

La sentenza non accontentò troppo i Tedeschi: il Fontego fu riaperto, ma sul portone d’entrata sventolò per quasi un mese il gonfalone della colonia in segno di lutto e di protesta contro il delitto commesso dal Di Marco. “El qual meritava la morte”, conclude il Sanudo, “ma per li Avogadori non è sta menato il processo come si doveva et questo fo grandissimo mal per la justitia”. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 17 novembre 1925

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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