Un ebreo della Giudecca assassinato

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Campo San Gregorio. Sestiere di Dorsoduro

Un ebreo della Giudecca assassinato

La Zueca si chiamava in antico “Spinalonga” perché lunga e stretta come una spina di pesce, ma verso il mille fu chiamata Giudecca da giudeo, e volgarmente Zueca da zudei, perché allora una gran parte di essa era destinata a quartiere degli ebrei, prima che fossero collocati nel Ghetto a Cannaregio.

Vicino alla case del Selvo, dalla parte dell’isola che guarda San Giorgio Maggiore, abitava nel 1365 un ebreo, tale Moisè Aimo, il quale non potendo, secondo la legge, comperare né case, né terreni, né esercitare arte alcuna, si era di nascosto dato all’usura. Quasi ogni giorno, condotto con una barca vogata da un putto, sbarcava egli al traghetto del Sale sulle Zattere, e con in capo il prescritto beretto giallo, si recava a San Gregorio dove in casa di un certo Iseppo, con tutta la segretezza voluta, faceva gli affari suoi con il tramite della Marietta, moglie dell’Iseppo. Però un giorno il putto della barca che lo aspettava per ricondurlo alla Zueca, lo attese invano.

Quello che era avvenuto lo si seppe dopo due giorni: il Consiglio dei Dieci aveva arrestato la Marietta e il sor Iseppo sotto la grave accusa, mossa loro dal vicinato di avere ucciso un ebreo e di averlo derubato. Il putto, udita l’accusa, dichiarò che l’ebreo doveva essere lo scomparso Moisè Aimo, e difatti il cadavere fu ritrovato nella soffitta della casa d’Iseppo entro una botte ed avvolto nel sale.

Il processo non fu lungo: sior Iseppo, dice la cronaca Caresini, fu impiccato a San Marco il 21 agosto 1365, la moglie venne condannata al carcere perpetuo e quelli che ci guadagnarono dal fattaccio furono i debitori dell’ebreo che non pagarono mai i denari ricevuti a prestito. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 17 febbraio 1925.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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