I forestieri a Venezia

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Piazza San Marco, il Palazzo Ducale, la Zecca e il Campanile.

I forestieri a Venezia

Nel secolo decimoterzo per i rapidi progressi che faceva il commercio veneziano, i commercianti convenivano numerosi da tutta l’Europa nella Dominante e dalla munificenza del Governo di San Marco era loro accordato alloggio gratuito ed amorevole accoglienza.

I Tedeschi furono i primi ad avere stabile dimora nel famoso “Fontego dei Tedeschi“, un ampio casamento sul Canal Grande, contiguo al Ponte di Rialto, ragalato loro dalla Repubblica, come abitazione e deposito delle merci. Nel 1505 un terribile incendio lo distrusse, ma la Signoria, collocati provvisoriamente i Tedeschi nelle case dei Lippomano a Santa Fosca, ordinò subito la ricostruzione del fontego a sue spese “justa el modelo composto per domino Hieronimo Todesco” affidandone la direzione al celebre proto Antonio Abbondi, detto lo Scarpagnino. Dopo tre anni il magnifico edificio era non solo compiuto, ma la facciata sul Canal Grande era ornata dagli affreschi di Giorgione di Castelfranco, mentre il Tiziano, alle sue prime prove affrescava il “prospetto verso la calle“.

Nel medesimo secolo erano accolti a Venezia gli Armeni i quali per testamento di Marco Ziani, nipote del doge Sebastiano e figlie del doge Pietro, abbero la loro proprietà una vasta casa in contrada di San Giuliano accanto alla quale fabbricarono una piccola chiesa dedicata alla Croce, tuttora esistente officiata dai padri Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro con rito orientale.

I Turchi invece abitavano nel palazzo di Marcantonio Barbaro nella contrada di Cannaregio e qui appunto, dopo la grande vittoria di Lepando, i Turchi “stettero richiusi per quattro giorni per la paura che havevano d’esser lapidati da li putti et facevano mille segni di mestitia col rotolarsi per terra, batersi il petto, pelarsi li mostacchi et graffiarsi il viso gridando: Bono vinitiano!“.

Qualche anno dopo da Cannaregio passarono a San Matteo di Rialto, finché il doge Antonio Priuli assegnò loro l’antico palazzo del duca di Ferrara, tra le due parrocchie di San Giacomo dell’Orio e San Giovanni Decollato, palazzo che prese fin da allora il nome di “Fontego dei Turchi“.

Qualche storico afferma che in Campo dei Mori nella contrada della Madonna dell’Orto ci fosse il “Fondaco degli Arabi” vicino alle case dei Mastelli, tre fratelli mercanti levantini, le cui statue, dice la tradizione popolare, si vedono murata all’angolo tra il campo e la fondamenta, quasi dirimpetto al Ponte Brazzo, cognome di antica famiglia cittadesca.

Sul Rio dell’Olio a San Giovanni Grisostomo, di fronte al Fontego dei Tedeschi, sorgeva il “Fontego dei Persiani” costruito appositamente per i commercianti di Persia che venivano a Venezia con le loro ricche mercanzie. Questo palazzo con i suoi numerosi magazzini passò poi in proprietà della famiglia patrizia Ruzzini, grandi produttori di olio, ed oggi sulla sua area sorge un grande casamento moderno.

Abitavano i Toscani alcune case a Rialto; i Lucchesi dapprima nella Calle della Bissa, in quel tratto che dal Ponte Sant’Antonio si stende fino in Campo San Bartolomeo, e poi nella contrada di San Marcuola dove fondarono il loro consorzio sotto il nome del “Volto Santo“.

Sparsi per la città si trovavano Greci, Siriani, Maltesi e molti altri orientali e dice in Tentori nel suo Saggio di storia civile e politica della Repubblica, che “dalle teste loro di assai espressivo caratter, dalle diverse maniere dei loro vestiti, adottassero i nostri celebri pittori quei lineammenti e quei costumi, che veggonsi nei patriarchi dell’antica legge, negli apostoli e negli altri santi nel loro quadri dipinti“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 28 aprile 1929

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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