La canonizzazione di Lorenzo Giustinian, primo patriarca di Venezia

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Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone. Il Beato Lorenzo Giustiniani tra due canonici e i santi Ludovico da Tolosa, Francesco, Bernardino e Giovannni Battista. Gallerie dell'Accademia

La canonizzazione di Lorenzo Giustinian, primo patriarca di Venezia

Lorenzo Giustinian, primo patriarca di Venezia, dopo che nel 1451 il titolo e l’autorità del patriarca di Grado passarono al vescovo di Castello, non fu soltanto esempio di virtù e carità, ma allo zelo religioso seppe anche unire una grande dottrina.

Egli apparteneva alla nobile famiglia dei Giustiniani di San Moisè il cui palazzo s’innalzava nella calle del Frutariol, detta oggi dei Barcaroli a San Fantino, e colà era nato ai primi di luglio del 1380, quando la contrada non era ancora compresa nella parrocchia di San Fantino, costituitasi più tardi con una parte del territorio di San Moisè e di San Michele Arcangelo.

Appena ventenne aveva lasciato i piaceri mondani, le allegre compagnie, i chiassosi convegni e si era ritirato nel monastero di San Giorgio in Alga, la piccola isola verso Fusina, dove l’austerità conventuale si fondeva nel silenzio solenna degli orti verdeggianti. Qui visse, meditò e studio:nel 1433 fu eletto da papa Eugenio IV vescovo di Castello e nel 1451 patriarca di Venezia: la repubblica lo amava perché “uomo integerrimo per vita e costumi, tanto caro, amato e venerato nel nostro Dominio da tutti li cittadini et da li abitanti di Venezia, che non si potrebbe dire di più“.

Il santo patriarca morì il giorno otto gennaio 1456 e venne sepolto con solenni e splenditi funerali nella cattedrale di San Pietro di Castello. Sul suo sepolcro cominciarono allora a germogliare le grazie e i miracoli e tanto era il pellegrinaggio dei devoti e la venerazione di Venezia per il suo primo patriarca, che il Senato cominciò a far pratiche con Roma per la canonizzazione del Giustiniani. E così, narra il Sanudo, presso papa Leone X si addivenne nel 1519 alla formazione del processo, del quale il Pontefice commise la cura al Nunzio apostolico di Venezia e al Vescovo di Cremona.

Il 7 aprile 1519 il breve pontificio giunse a Venezia, ma ci volle quasi un mese perché quel breve fosse presentato al Senato, poiché solo il 4 marzo “il reverendissimo patriarcha nostro, domino Antonio Contarini vene in Pregadi et disse come justa la commission datali per il Pontefice, insieme al reverendo Legato domino Altobello di Averoldi et lo episcopo Cremonese voleano dar prencipio a formar el processo de domino Laurentio Iustinian et però voleano ordinar in tutte le chiese di questa terra, marti proximo a dì diese de questo mese da matina, gran oration et procession, et tutte le botege de la cità fosseno serate, nè oficii sentasseno per doi ore“.

Il Senato approvò la proposta, e nel mattino del 10 maggio le botteghe rimasero chiuse e chiusi gli uffici per due ore, ma non le Quarantie, e in tutte le chiese si fecero solenni funzioni “et a Castello dove è il corpo di esso biato Laurentio fo fato gran processione di le sei Scuole grandi“. Nello stesso giorno il Collegio nominava due giudici delegati dalla Repubblica per assistere al processo “li quali sono sier Zorzi Pisani dotor et cavalier et sier Marin Zorzi dotor, quali do è sta savii dil Conseio et li sono fate le commissione per Nicolò Gabriel, nodaro di Venetia“. Cominciò il processo, ma le vicende di quei tempi, la morte del pontefice, le guerre della repubblica furono di ostacolo a quella canonizzazione tanto desiderata. Passarono gli anni e sebbene Sisto V concedesse indulgenza plenaria nel giorno della morte del beato Lorenzo, sebbene il patriarca Morosini nel 1620 facesse il giuridico riconoscimento delle sacre ossa, solo nel 1690 papa Alessandro VIII, il patrizio veneziano Ottoboni, lo ascrisse finalmente al catalogo dei santi dopo quasi due secoli dal primo processo.

La Signoria informa solenne si recava ogni anno, all’otto di gennaio a venerare l’urna di San Lorenzo Giustiniani a ricordo della liberazione dalla peste del 1630, avvenuta per sua intercessione e quel giorno fu dichiarato “fra i giorni festivi di Palazzo“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 17 luglio 1929.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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