Campiello San Zulian a San Zulian (San Marco)

S. GIULIANO (Piscina, Campo, Campiello, Rio, Merceria). La chiesa di S. Giuliano fu edificata verso l’829 da Giovanni Marturio, che, al tempo dell’esilio del doge Giovanni Partecipazio I, reggeva lo stato con Orso vescovo di Castello, e Basilio Trasimondo.

Dopo l’incendio del 1105 venne rifabbricata a spese forse della famiglia Balbi. Si rifabbricò nuovamente nel 1553 sul modello del Sansovino, coadiuvato dal Vittoria. Largì a tal uopo una grossa somma di danaro quel Tommaso Rangono da Ravenna, cavaliere, filologo, e medico insigne, la cui statua, fusa in bronzo dal Vittoria, si scorge seduta sulla porta, essendovi negli intercolunni scolpite duo iscrizioni dettate dallo stesso Tommaso, ebrea l’una, greca l’altra, che dicono pomposamente: aver egli composto molti libri in varia scienza; aver trovato il modo di protrarre l’umana vita oltre ai 120 anni; avere eretto del suo quella fabbrica; avere con la sapienza sua resi illustri i ginnasi di Roma, Bologna, e Padova.

Tommaso Rangono fece sorgere anche a sue spese, sopra disegno del Vittoria, la porta del convento del Sepolcro, sopra la quale si scorgevano una statua ed un’epigrafe in di lui onore, ora trasportate nel seminario della Salute. Egli beneficò anche la chiesa di S. Geminiano, sua parrocchia, ove si ammirava un di lui busto in bronzo, oggidì esistente nel Veneto Ateneo. A Padova poi, presso il Ponte Molin, fondò il collegio Ravenna per trentadue scolari. Quantunque munifico, era uomo bizzarro ed assai vanaglorioso, il che si manifestò specialmente nel suo testamento, fatto il 10 agosto 1576, in atti Baldassaro Fiume. Ordinò con esso un pomposissimo funerale che dalla Piazza di S. Marco, ove abitava, dovesse, prima di giungere alla chiesa di S. Giuliano, destinata alla sepoltura, percorrere un lungo giro per la città, mentre suonassero le campane di ogni chiesa per cui passasse la salma, ed il clero uscisse sulla porta colla croce e l’acqua santa per benedirla. Volle che si portassero in processiono i modelli della chiesa di S. Giuliano, i libri da lui composti, additando anche le pagine alle quali dovevano stare aperti, nonché altre preziose suppellettili di casa. Prescrisse quali anelli dovessero essergli posti nelle dita, e come dovesse essere vestito il di lui bibliotecario precedente il feretro. Il Rangone morì nel 1581, poiché il 12 settembre di quell’anno, fu pubblicato il testamento ad istanza del figlio Mario, filologo pur esso. Come aveva ordinato, venne con epigrafe sepolto in chiesa di S. Giuliano nel coro. Senonchè, avendosi disposto nel 1823 che fossero interrate le sepolture della chiesa predetta, si levò anche la lapide del Rangone, e sotto di essa si ritrovò una cassa di marmo Carrarese, fatta in modo particolare, poiché vi era l’incastro per la testa, per le spalle, per le coscie occ. del cadavere. Questa cassa rimase in potere dall’assuntore dei lavori, e l’ossa, che in essa si ritrovarono, furono trasportate a S. Arian, collocandosi la lapide in altro punto della chiesa.

La chiesa di S. Giuliano era parrocchiale, ma nel 1810 divenne succursale di S. Marco. Secondo alcuni, presso la chiesa di S. Giuliano venne a morte Pietro Marturio, patriarca di Grado, prelato ben noto per le sue contese giurisdizionali col doge Orso Partecipazio. In parrocchia di S. Giuliano abitò e venne a morto Tomasina Morosini, regina d’Ungheria. Vedi Pignoli (Fondamenta ecc. dei). Vi abitò e vi venne a morte Giacomo Surian, celebre medico Arriminese. Vedi Banchetto (Sottoportico e Corte ecc. del).

Vi abitava pure nel 1582, probabilmente prima del suo matrimonio, la celebre letterata Modesta da Pozzo del q. Girolamo, che abbiamo veduto decessa, dieci anni dopo, in parrocchia di S. Basso. Essa, notificando nel 1582 ai X Savii case a S. Geremia e campi nella villa di Borgoricco, sotto Campo S. Piero, pro indiviso con Leonardo da Pozzo, di lei fratello, dichiarò di domiciliare in quell’anno a S. Giuliano in casa col proprio zio Nicolò Doglioni, notajo di Venezia.

Prè Francesco Fabrizio, titolato di S. Giuliano, già cappellano della Scuola di S. Rocco, e maestro del Sestier di S. Marco, venne decapitato ed abbruciato per sodomia l’ 8 maggio 1545.

Essendo altri due preti di S. Giuliano venuti a male parole l’ 11 dicembre 1621, e dalle parole ai fatti con effusione di sangue, la chiesa, ove nacque la zuffa, dovette restar chiusa per tre giorni, e quindi fu riconsacrata e riaperta per mano del patriarca. Vedi il Giornale delle Cose del Mondo dal 1621 al 1623 (Codice Cicogna 983). (1)

(1) GIUSEPPE TASSINI. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.