L’elezione di un Cancelliere grande

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1956
Sala della Cancelleria. Palazzo Ducale

L’elezione di un Cancelliere grande

Il 23 marzo 1511, essendo morto da qualche giorno il Cancelliere grande Alvise Dardani, il Maggior Consiglio si radunava per la nuova elezione. Quattro erano i concorrenti all’autorevole posto: Alvise Zamberti, primo notaio dell’Avvogaria; Francesco Fasuol, dottore, avvocato e segretario dei Dieci; Zuane Michiel, segretario della Quarantia e Piero Stella degli Inquisitori.

L’alta carica, per la sua grande importanza era la più ambita dai cittadini veneziani e il Cancelliere grande veniva considerato il primo della classe dei cittadini: egli conosceva tutti i segreti della Repubblica, apriva i dispacci di stato, partecipava alle riunioni del Maggior Consiglio e del Senato, sempre però senza diritto di voto, ed era il capo della Cancelleria ducale.

I patrizi raccolti in quel giorno in Consiglio erano 1821 e fin dal primo scrutinio apparve che Piero Stellaniun el volesse perché assa’ superbioso” e così la battaglia s’impegnò sui tre nomi rimastri, ma i più quotati apparvero subito il Fasuol e il Michiel. Parlarono in favore del primo sier Ferigo Morosini e sier Bortolo Gradenigo, per il secondo sier Checo Malipiero, ma i rumori dei patrizi, specialmente dei giovani parteggianti per il segretario dei Dieci, interruppero spesso l’oratore. Si gridava: “Volemo Fasuol! Quelo l’é homo da bon! Viva Fasuol” e alla fine abbe luogo l’ultima votazione: “Fasuol voti 1102, Michiel 614, Zamberti 105“. Finito il Consiglio, vennero aperte le porte della grande sala e uscendo il doge Leonardo Loredantrovò a la porta domino Fasuol et li disse: Ve saludemo Selenza! et Fasuol li tocò la man in zenochion et po in Colegio disse alcune parole alla Signoria ringratiando“.

Sulla scala del Palazzo aspettavano molti nobili e cittadini partigiani del nuovo eletto e quando Fasuol comparve cominciarono gli evviva e gli applausi. Composto un corteo, il Cancellier grande, attraversando la Piazza, festeggiato e acclamato cominciò a buttar denaro al popolo e sier Alvise Emo di San Moisè, fautore del Michiel, esclamava a lui rivolto: “Se’ come doxe, butè denari!” e domino Fasuol sorridendo ironicamente: “L’è il mio zorno, et ringrazio anca vu sier Emo de averme eletto“.

Giunto il corteo nel campo di Santa Maria Zobenigo, dove abitava domino Fasuol, cominciò un allegro scampanare e dalle finestre delle case un gran sventolio di drappi e di bandiere. il campo fu presto pieno di gente “qual voleva veder la nova Selenza” e Fasuol nel nuovo vestito scarlatto di seta comparve a fianco il patrizio Zuane Cosaza del sangue imperiale dei Comneni. Le feste a Santa Maria Zobenigo durarono tre giorni. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 30 giugno 1927

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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