Corte del Teatro, nel Sestiere di San Marco

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Corte del Teatro. Sestiere di San Marco

Corte del Teatro, nel Sestiere di San Marco

Il teatro di San Luca, o, come anticamente si diceva, di San Salvatore, si crede eretto intorno al 1629. Dopo un incendio venne rifabbricato nel 1661, e vi si cantarono opere in musica, la prima delle quali fu la Pasife, ovvero l’Impossibile fatto Possibile, poesia dell’Artale, musica del Castrovillari. Altro incendio patì nel 1740, risorgendo però nell’anno medesimo sopra disegno di Pietro Chezia. Ebbe in seguito altri restauri che lo resero più armonico e gajo. Modernamente prese il titolo di Teatro Apollo (oggi Teatro Goldoni), e fu sempre dei patrizi Vendramin.

Merita uno sguardo quella testina di marmo rappresentante una donna in vecchia età, che, unitamente agli stemmi dei Bembo e dei Moro fra essi congiunti, nonché allo stemma della Confraternita di San Rocco, si scorge sopra una muraglia in Corte del Teatro a San Luca. Se il bujo dei tempi non ci per mette di sapere chi raffiguri quella testa, possiamo dedurre che essa fosse fatta collocare ove esiste dalla famiglia Querini, e che un tempo ai Querini appartenesse lo stabile.

I Querini infatti anche nel secolo XIV possedevano vari stabili contermini a quello di cui si parla, e quando esso nel 1387, 8 novembre, fu dato in possesso dai Giudici dell’Esaminador a donna Chiara di ser Dionisio de Rebusatis, merciajo da San Salvatore, non si omise di dire nel relativo istrumento, rogato dal notajo prè Bartolammeo dei Ricovrati, esservi sopra il muro una testa d. petra a dna que debet removeri qm. placuerit dno Bertucio Quirino. Ciò si ripete nell’altro istrumento 25 giugno 1388, con il quale Cattaruzza, moglie di Nicolò Paruta da Santa Croce, di consenso del proprio marito, alienò a Lucia da Lago relit. del nob. Nicolò Dandolo, lo stabile medesimo. Esso nel secolo XVI era dei Bembo, e da Domenico Bembo q. Tommaso venne lasciato con altre facoltà nel 1545 alla sorella Lucia, vedova di Antonio Moro, che, morendo il l.° marzo 1546, lo lasciava ai figli Giacomo, Tomaso, e Nicolò Moro, dall’ultimo dei quali, rimasto superstite ai fratelli, passava in commissaria, per virtù del testamento 9 marzo 1552, e codicillo 17 maggio successivo (atti d’Antonio Marsillio), all’arciconfraternita di San Rocco.

Non è improbabile poi aver avuto origine dalla testina l’insegna della Vecchia, che porta da secoli la farmacia in Campo di San Luca, oggidì detta della Vecchia e del Cedro Imperiale, per l’unione avvenuta ad altra farmacia, che poco lungi esisteva, all’insegna del Cedro Imperiale. Il casamento ove è situata arriva fino alla Corte del Teatro, e per di dietro ha un uscio sottoposto precisamente alla testina.

Né possiamo chiudere i cenni presenti senza ripetere il voto, da noi emesso a proposito della statuetta di Maria Vergine già collocata sul Ponte del Lovo a San Salvatore, che anche la testina di cui ci abbiamo occupato, con i prossimi stemmi, non venga in qualche occasione rimossa dal suo posto, e non faccia la fine di tanti piccoli oggetti di antichità, di cui di giorno in giorno si va defraudando Venezia. (1)

(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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