Leonardo da Conegliano, un suonatore di viola in Calle del Paradiso

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Ponte del Paradiso. Sestiere di Castello

Leonardo da Conegliano, un suonatore di viola in Calle del Paradiso, nel Sestiere di Castello

Avvenne un fatto, in Venezia nel 1368, raccontato dalla cronaca delle Raspe dell’Avogaria di quell’anno stesso.

Una sera del mese di agosto, certo Lorenzo Bonifazio detto dalla Seda perché teneva bottega di seta e drappi a San Salvadore, si recò in casa del suo amico Leonardo da Conegliano, suonatore di viola, che abitava in capite Pontis Paradixi in contracta San Leonis (San Lio). Trovatolo in casa lo avvertiva che verso mezzogiorno, egli con alcuni amici sarebbero venuti a prenderlo per fare una mattinata musicale a Santa Maria della Misericordia dove c’era gran festa per la nomina di Luca Moro a priore dell’Abbazia.

Venuta la mattina Lorenzo e gli amici arrivano alla casa di Leonardo e mentre questi scende le scale, e si avvia chiacchierando con la comitiva Lorenzo si nasconde in casa e tenta di prendere d’assalto la virtù di Armellina moglie di Leonardo, ma essa, benché presa alla sprovvista, dice la cronaca, si mette a gridare, fa fuggire il seduttore e ritornato il marito, gli racconta l’avventura.

Il suonatore di viola, che voleva suonare ma non essere suonato, monta su tutte le furie e vuole rincorrere alla giustizia, ma gli amici lo calmano, facendogli osservare che alla fin fine le cose non erano poi tanto brutte, e che tutto si era limitato ad un semplice tentativo.

In chiesa San Giovanni Grisostomo, Lorenzo Bonifacio per ottenere completo il perdono dell’amico, gli giura sulla sacra pisside, nonché l’innocenza di Armellina, anche il suo sentimento, ed il buon Leonardo commosso gli ridona l’amicizia e gli permette nuovamente di frequentare la casa.

Era come mettere la paglia vicino al fuoco e le conseguenze non tardarono molto.

Un bel giorno, reduce da una breve permanenza a Treviso, rientra Leonardo in famiglia ed apprendere dai vicini, quello che ad un marito non fa certo piacere. Interroga la moglie ed Armellina confessa fra le lacrime di non avere potuto resistere alle seduzioni di messer Lorenzo e di aver giaciuto seco lui quattro volte, tre in casa ed una dal calzolaio ai Santi Apostoli, che teneva bottega nella calle dei Proverbi, vicino alla chiesa.

Le Raspe dell’Avogaria non dicono come rimanesse il povero marito: registrano soltanto che Lorenzo Bonifazio della seda, con sentenza del 28 febbraio 1369 venne condannato a due anni di carcere con cinquecento lire di multa: l’Armellina a due mesi di carcere con la perdita della dote; ed i compari di Lorenzo, che nella brutta faccenda fecero da ruffiani, a sei mesi di carcere ed a cento lire di multa ciascuno.

Come si vede, la Repubblica di Venezia sapeva rendere giustizia. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 5 settembre 1923.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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