Il Carnevale nel Cinquecento
Nel Cinquecento i rozzi carnevali dell’età di mezzo andavano facendosi anche nella Dominante sempre più briosi e più vivaci: anche per le strade si cominciavano a vedere brigate di maschere con una specie di costume bacchico e una corona di fronde in testa che suonavano chitarre e mandolini come ne fanno fede le tavole incise da Francesco Bertelli, mentre altri camuffati da diavoli tiravano uova piene di acque odorifere alle dame affacciate alle finestre.
Nel carnevale del 1571, festeggiandosi la vittoria di Lepanto, destò ammirazione una numerosa e svariatissima mascherata composta da giovani travestiti da stradiotti, da svizzeri, da turchi, da negri, da pescatori, da ortolani che far suoni e canti, seguivano parecchi carri magnificamente adornati, sui quali erano i simulatori della Fede, di Venezia, e delle tre parti del mondo. Questa mascherate divennero sempre più sfarzose, con figurazioni mitologiche, allegoriche, atronomiche, ed un letterato, Francesco Melchiori di Oderzo, nel febbraio del 1587, ci ha lasciato una viva descrizione in una lettera diretta a madama Susanna, sua moglie, di queste “bizzarie molto fantastiche et curiose, fatte da compagnie con tanto oro, gioie e perle che erano uno stupore a vederle“. (1)
(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 19 febbraio 1933.
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.