Palazzo Bontremolo o “la casa del mattesso” in Campo Santo Stefano, nel Sestiere di San Marco

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Palazzo Bontremolo in Campo San Stefano - Sestiere di San Marco

Palazzo Bontremolo o “la casa del mattesso” in Campo Santo Stefano, nel Sestiere di San Marco

Chi attraversa il Campo di Santo Stefano, venendo dal Ponte dei Frati, scorge quasi a metà del campo, alle spalle del Monumento di Nicolò Tommaseo, una palazzina di recente restaurata con un poggiolo di marmo e al disopra uno stemma gentilizio. Quella era un giorno la casa dei Bontremolo, famiglia cittadinesca, venuta sembra di Romagna nei primi anni del 1200.

Nel 1513 Pietro Bontremolo copriva la carica di “scrivan all’ufficio dei dieci uffici“, ed aveva sposato una sua parente tale Adriana Negro, ma dopo brevissimo tempo il matrimonio, che pare non fosse stato consumato, fu dichiarato nullo per affinità dalla curia patriarcale a richiesta dello stesso marito. Messer Pietro che voleva una moglie, ma la voleva come la intendeva lui, non si addormentò sugli allori della sentenza ecclesiastica e conosciuta poco dopo la monaca Marpessia, figlia di Timoteo Molin, del monastero di San Giovanni di Torcello, la trasse dal convento e senza tanti preamboli la sposò il 10 luglio del 1515, facendo nella sua casa scolpire una epigrafe con il nome suo e della sua nuova moglie e con tanto di augurio, diu felix a lungo felice.

Ma i pasticci matrimoniali del Bontremolo non persuasero troppo i Savi all’Eresia; egli fu imprigionato su motivazione della Negro, subì un processo ma fu assolto, però dovette passare alla prima moglie duecento ducati. E lui allora, forse per vendicarsi, fece scrivere sulla casa, a lettere cubitali sul marmo, della consumazione non voluta e quindi del divorzio.

La casa del Bontremolo in quel torno di tempo era chiamata, per cagione di quella epigrafe, la casa del mattesso, ma il Sanudo nei suoi Diari, nel 1520, aggiungeva : “Et sul campo san Stefano fo predichato per maestro Andrea da Ferara, qual ha gran concorso. Era il campo pien, e lui stava sul pergolo di la casa dil Bontremolo, serviva a l’oficio di X officii, el disse mal dil Papa e della corte romana. Questo seguita la doctrina da fra Martin Luther, è in Alemagna, homo doctissimo, qual seguita San Paulo, et è contrario al Papa molto; el qual è stà per el Papa scomunicato“.

Questi furono i primi conati della famosa Riforma che però non ebbe mai a Venezia importanti radici; ma il popolo, udendo quel predicatore dir tanto male del papa, si ostinò sempre più a chiamare, la casa dei Bontremolo, la casa del mattesso. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 5 marzo 1924

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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