I Caboto, veneziani “di dentro e di fuori”

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2003
Probabile casa Caboto, Rio Terà Garibaldi. Sestiere di Castello

I Caboto, veneziani “di dentro e di fuori”

“Sier Lodovico Pasqualigo di sier Filippo scrive da Londra a dì 23 avosto 1497 a sier Alvise e Checco Pasqualigo soi fradelli in Venezia”.

Con tale lettera il Pasqualigo informava i fratelli che un tale Zuane Talbot, “nostro Venetiano“, partendo con una nave da Bristol in Inghilterra e veleggiando a più di settecento leghe, circa tremilanovecento chilometri, aveva incontrato nuove isole e scoperta la Terraferma d’America, l’attuale Labrador. Sbarcato a terra egli “non ha visto persona alguna, ma ha trovato certi lazi ch’era tesi per prender salvadexine (selvaggina) ed uno ago da far rede, et ha trova certi albori tajati“.

Enrico VII d’Inghilterra al ritorno del navigatore gli fece grandi feste, l’onorò del titolo di primo almirante, regalandogli anche forti somme di denaro “et lui andava vestido de seda et sti inglesi li vano driedo (dietro) a mo’ de pazi (andavano pazzi)”.

Zuane Talbot sulle nuove terra scoperte piantò una gran croce con una bandiera d’Inghilterra “et una de san Marco per esser lui venetiano, siché el nostro confalon“, conclude Sanudo, “s’è steso molto in là“.

Il grande navigatore, chiamato Talbot dal Pasqualigo e dal Senato, era oriundo di Chioggia, ma venuto a Venezia giovanissimo fu dichiarato “de intus et de extra“* cittadino veneziano per privilegio del Senato 28 marzo 1476 dopo quindici anni di stabile domicilio nella Dominante. Egli a Venezia si era ammogliato ed aveva avuto tre figli Lodovico, Sebastiano e Santo che condusse con lui in Inghilterra quando d’accordo con la moglie, decise di trasferirsi a Bristol per tentare le sue navigazioni verso le ignote terre del grande Oceano.

Nel privilegio senatoriale che gli concede la cittadinanza egli è chiamato Cabot, oggi lo si conosce da tutti per Caboto, ma forse più rettamente lo si dovrebbe chiamare “ca’ Boto“, all’uso veneziano, come i ca’ Pesaro, i ca’ Mosto, i ca’ Polo. (1)

* de intus et de extra, cioè “di dentro e di fuori”, a significare appunto che essi erano veneziani in tutto e per tutto.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 15 dicembre 1926

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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