La sacra tradizione della Madonna della Salute

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Chiesa di Santa Maria della Salute. Sestiere di Dorsoduro

La sacra tradizione della Madonna della Salute

Il 28 novembre 1631 in nome del doge Francesco Erizzo si dichiarava solennemente scomparsa la peste. La Piazza di San Marco era tutta in festa: arazzi, bandiere, damaschi dappertutto; le colonne delle Procuratie erano coperte di “cuori d’oro“, specialità veneziana di cuoio ed arabeschi dorati; sui stendardi e sul pronao della chiesa sventolavano i grandi gonfaloni di San Marco di seta scarlatta e una folla immensa si agitava lieta e chiassosa per la vasta piazza.

Il “Comandadore” più anziano tra gli uscieri ducali con la sua sopravveste di lana azzurra, montò “sopra un pergoletto fabbricato tra la chiesa e il campanile“, fece un cenno con la mano: un silenzio profondo si sparse tra la folla, squillarono le trombe e il banditore gridò: “Il Serenissimo Principe fa sapere et è ordine dello Eccellentissimo Magistrato della sanità, che ritrovandosi per la gratia del Signore Iddio, e per l’intercessione della gloriosa Vergine Santa Maria della Salute, la città di Venetia ridotta nel primo stato di salute, si pubblica libera dal terribile contagio“.

Risuonarono le trombe e gli squilli sonori “furono accompaganti da un altissimo e lietissimo grido del popolo, sonandosi le campane di tutta la città sbarrandosi una infinita quantità di coette et altri fuoghi artificiali, soffiando trombe, battendo tamburi, tuonando cannoni con fragore et strepido così grande che pareva cader il cielo si profondasse il Mondo“.

Cominciò la Messa cantata nella Basilica marciana alla quale assisteva il doge in forma solenne con tutte le più alte autorità della Repubblica e finita la Messa si svolse la processione, una processione mai vista, la cui ricchezza, solennità, magnificenza sono descritte minutamente in una lettera di Antonio de Vescovi, chierico di San Marco e cittadino veneziano, ad un suo amico di Feltre.

Un ponte di legno, “sopra gran quantità di burchi“, univa “la calle di ca’ Giustinian a san Moisè a la ponta de la Doana da Mar” dove era stata fabbricata per l’occasione una chiesa di legno, grandi archi con drappi d’oro lungo la strada e sul ponte, orifiamma, tappeti e bandiere dovunque e l’immensa processione stette quasi due ore a sfilare da San Marco alla Salute.

In quel giorno il Senato decretò tremila ducati “per dispensar a li poveri de le contrade“; seicento ducati ciascuno agli ospedali degli Incurabili, della Pietà, dei Mendicanti, delle Monache convertite e di San Giovanni Laterano; duemila ducati “a li traghetti de li barcaroli” e altre vistose beneficenze.

La chiesa votiva di Santa Maria della Salute, opera eccellente di Baldassare Longhena, giovane allora di ventisei anni, fu cominciata il 6 settembre 1631, giorno in cui furono messe le prime palafitte delle fondamenta, lavoro che durò circa due anni impiegandovi, scrive la cronaca del Pacifico, un milione centocinquantaseimila e seicento cinquantasette pali di varia grandezza, mentre un’altra cronaca anonima ne conta un milione e cinquantaseimila. La chiesa fu consacrata il 9 novembre 1687, dopo cinquantasei anni di assiduo lavoro, quando il Longhena era morto già da cinque anni.

Il Senato Veneziano contro il flagello aveva fatto anche il voto di dare alla Santa Casa di Loreto, una lampada d’oro “et la lampada fu fatta del peso di libre cinquanta e del valore di dodicimila duecento scudi” e il 12 marzo 1631 fu recata solennemente alla Santa Casa da sier Marco Molin, Lunardo Contarini e Girolamo Michiel provveditori sopra la fabbrica della nuova chiesa.

Ogni anno al 21 novembre, giorno dedicato a Maria Vergine della Salute, la Signoria “con Sua Serenità visita la seddetta Chiesa e si ferma sino che passano le processioni” e anche dopo la caduta la Repbblica il voto del Senato fu rispettato e si rispetta tuttora come sacra tradizione. In questo giorno Venezia rivive per qualche ora nel ricordo del suo glorioso passato, rivede mentalmente la magnificenza della sua Serenissima come ci appare dal superbo dipinto di Francesco Guardi; “li doge si reca alla chiesa della Salute“, conservato oggi nel Museo del Louvre di Parigi. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 20 novembre 1930.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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