Il “vin da pegni” nel magazen di Matteo detto “bocaleto”, al Ponte di San Girolamo

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Fondamenta de le Capuzine e Calle del Magazen dal Ponte de San Girolamo. Sestiere di Cannaregio

Il vin da pegni nel magazen di Matteo detto “bocaleto“, al Ponte di San Girolamo, nel Sestiere di Cannaregio

Nel Settecento nei magazeni e nelle malvasie si beveva di preferenza il vino delle isole greche. Ma i magazeni, oltre di dar a bere agli assetati, esercitavano anche un altro ufficio: quello di dar denaro verso pegni. Si dava denaro per due terzi e per un terzo si dava vino, detto appunto “vin da pegni“, che era di pessima qualità.

Così era conosciutissimo il magazzeno di Matteo al Ponte di San Girolamo nel Sestiere di Cannaregio, e sior Matteo detto “bocaleto“, non solo dava prestiti “sora pegni de arzento e d’oro“, ma su qualunque merce la cui provenienza non era ben chiara, e nel prestito c’entrava sempre anche quel terzo di “vin da pegno“, che aggiungeva guadagno al guadagno.

Il 10 settembre 1762 a Santa Maria Formosa in Calle Trevisana veniva uccisa Iseppa Zian, una vecchia misantropa che viveva sola e aveva fama di persona agiata. Nello stesso giorno nel magazzeno di Matteo si presentava certa Michiela Gondetti, veneziana di anni 36, offrendo in pegno un bellissimo anello d’oro e ricevendo dieci ducati in contanti e un credito di cinque rappresentato da quel tale “vino da pegni“.

Alla sera la donna ritornò e tanto bevette di quel suo vino da ubriacarsi, e commettendo molte stravaganze venne arrestata e condotta in prigione. Qui, sotto l’influsso del vino, cominciò a parlare e come in sogno raccontò che aveva ucciso una vecchia, rubato un anello e datolo in pegno a mastro Matteo. Avvertita la Quarantia criminal, la donna a mente serena confessò l’assassinio di Iseppa Zian per derubarla e il 15 settembre la colpevole, scoperta per il vino “da pegni“, venne decapitata fra le due Colonne.

Matteo detto “bocaleto” fu bandito in perpetuo dal territorio veneto quale ricettatore di roba rubata. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 22 giugno 1926.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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