La matta di San Trovaso e la povera figliola di un macellaio

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Fondamenta Ognissanti. Sestiere di Dorsoduro

La matta di San Trovaso e la povera figliola di un macellaio

La chiamavano la matta di San Trovaso e nella parrocchia era conosciuta come la betònega. Ogni mattina, per recarsi alla chiesa di Sant’Agnese, la povera donna passava per la Calle Navagera (oggi esiste una corte privatizzata con questo nome presso la Fondamenta Ognissanti) dove “una puta de anni dodese, fiola de un becher cridava contra: Mata, mata!” con altre parole di schermo.

Il 20 ottobre 1520 la matta passava appunto per la calle quando la fanciulla, sola in casa, ché la madre era uscita, cominciò il solito ritornello più insistente e più ostile del consueto, e la matta questa volta “tolse tanto mal tali parole che intrò in casa et con un cortelazzo che era sul fogher si messe atorno a quella puta et ferita et morta li taiò la testa et la messe in una piadena“. Poi, preso uno sgabello, sedette e guardando la testa le discorreva e rideva, e così fu arrestata dai fanti dei Dieci chiamati dalle grida della madre e della folla accorsa dinanzi alla casa.

Il 31 ottobre si fece il processo in Quarantia: la pazza condotta davanti il tribunale ebbe un lucido intervallo e guardando i giudici esclamò piangendo: “Che bisogna tanta zente? Feme cavar questa anima fuora de sto corpo, et Dio vi farà dil ben. Voleu che amaza qualche fia altra? Copeme, gavè rason“, tacque e durante il processo più non parlò.

Sier Marino Condulmer e Michele Basadonna volevano “li fosse taià la testa“, ma sorse il patrizio Andrea Dandolo, avogador del Comune, il quale dimostrò che era legge civile e umanitaria non uccidere i pazzi: essi non hanno il discernimento “et si fanno omicidio li sia perdonà la vita, ma stiano in loco serai“. La poderosa arringa del Dandolo, narra il Sanudo, fece impressione, e messa la parte, a grande maggioranza venne approvata; la pazza ebbe salva la vita, ma fu in perpetuo confinata nel castello di Padova “con li ferri ai piedi“. Nella chiesa di San Trovaso venne sepolta, la povera puta assassinata, nella tomba dei Foscarini che la vollero tra loro. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 9 marzo 1926.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Fondamenta Ognissanti, Chiesa di Sant’Agnese, Corte Navagera, Chiesa di Sant’Agnese, Chiesa di San Trovaso.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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