Il Guardinfante, nella moda femminile del Settecento, a Venezia

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Abito del Settecento in mostra alla Casa Goldoni, a San Tomà. Sestiere di San Polo

Il Guardinfante, nella moda femminile del Settecento, a Venezia

Guardinfante: arnese composto di cerchi con certo congegno che in altri tempi le donne portavano sotto la gonnella, acciocché facesse gonfiare gli abiti dalla vita in giù, attorno ai fianchi e al corpo“. La moda venuta dalla Francia fu introdotta a Venezia nel 1744 e dalle nostre nobildonne venne esagerata e aggrandita tanto da formare, contro ogni legge di buon gusto, una specie di ampio involucro sotto il quale spariva completamente la linea della persona.

Narra sier Checco Loredan nelle sue lettere al cavalier Sagredo che quando il poeta Marino dimorò sulle lagune e vide questo strano abbigliamento muliebre esclamasse che “la minore cosa in esso era la donna“, e Carlo Goldoni, con l’acuto spirito di osservazione che lo distingueva, definitiva il guardinfante un alto carretto a cerchi di vimini per fa camminare i bambini.

E tale moda era tenuta in pregio da molti nobili quanto più era esagerata, così che nel 1773 essendo comparve a Verona in una festa, quattro dame con il guardinfante meno voluminoso del consueto ne nacque uno scandalo e la città si divise in due fazioni, una difendendole, l’altra accusandole. Per acquistare lo scompiglio dovette interporsi il tribunale del Inquisitori di Venezia mandando a Verona un nuovo podestà, sier Iseppo Michiel, uomo di tatto e di molto buonsenso. Questa moda stravagante dette argomento di continua ilarità da parte degli uomini e di epigrammi e di frizzi conto l’indumento che i veneziani avevano battezzato “el cerchio de Venere“.

Nella raccolta dei codici cicognani un arguto poeta verseggia contro la moda ribalda che rendeva goffa e impacciata qualsiasi bella figura di donna trasfigurandola, ma che allora aveva fama di suprema eleganza:

 

Se dasse el confessor per penitenza, Done,
i cerchi portar che s’usa adesso,
Diressi: caro padre habiè riflesso
Che la xe una bestia! circonferenze.
Questo è un voler far romper la pazienza
non solamente a mi, ma a chi xe appresso
Né i voressi portar, anca consesso
Avesse el Papa un anno de indulgenza.

Eppur poi tanto in vu boria e pazzia,
Che senza lamentarve, alegre in viso,
Perdè la libertà e l’economia.

Se dil Signor credè vero l’aviso
Done, i vostri cerchi butè via.
O fè slargar la porta al Paradiso
“.

E di un altro rimatore più pratico si legge negli stessi codici:

 

Mete el dazio sui cerchi a proporzion
De le persone che li vol portar,
E presto cavarè mezo miion.

Nessun de sia sta gravezza poi criar:
L’ha messa su la boria e l’ambizion;
E calè i prezzi al bevar e al magnar
“.

Ma il Governo fece il sordo e lasciò correre; la “Piavola di Franza” continuò a mostrare il guardinfante largo e voluminoso come la più grande eleganza dell’ultima moda, e le nobildonne lo portavano sempre più ampio fino alla caduta della Repubblica. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 10 gennaio 1930

FOTO: Bussolin Alfonso. Foto di quadri del Tiepolo e del Longhi dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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