La scuola di Sant’Orsola, ai Santi Giovanni e Paolo, nel Sestiere di Castello

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Luogo della Scuola di Sant'Orsola, ai Santi Giovanni e Paolo. Sestiere di Castello

La scuola di Sant’Orsola, ai Santi Giovanni e Paolo, nel Sestiere di Castello

Il 16 luglio 1300 “fo comencada et fada questa benedeta congregation a lode et honor de santa Orsola verzene et tuta la soa compagnia de biade (bianche) verzene et martire gioriose“.

La scuola sorgeva accanto alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, e precisamente sull’area oggi occupata dalla casa parrocchiale dei Frati domenicani e da altri edifici contigui, e aveva comunicazione con la chiesa mediante un portichetto archiacuto. Nelle maggiori funzioni i fratelli vestivano bianche cappe, dai doppieri di argento pendevano tre lunghi nastri di raso con l’insegna della scuola, il pennello o stendardo di seta era intessuto d’oro, splendido arazzo del trecento, e per la festa della santa, curiosa usanza di questa scuola soltanto, si davano a baciare o qualche volta si regalavano immagini sacre miniate su pergamene, come le paci derivate dal rito greco.

Dopo parecchi anni la scuola aveva prosperato: nobili, cittadini e popolani in un comune sentimento religioso e nel pensiero che fosse “bona et aliegra cosa compagnarse insieme et esser umili in lo amor de Dio” si riunivano nella confraternita di Sant’Orsola divenuta ormai ricca per lasciti, per protezioni, per donativi. Ma la scuola divenne meritamente famosa quando dal patrizio Leonardo Loredan, suo grande protettore, eletto più tardi doge, venne affidato al poderoso pennello di Vittore Carpaccio, della parrocchia dell’Angelo Raffele, il ciclo pittorico delle storie di Sant’Orsola.

La santa nell’ambiente veneziano era assai venerata e le varie peripezie della sua vita formavano numerosi episodi poetici e romanzeschi descritti nel duecento da Jacopo da Varagine nella sua “Leggenda Aurea” e molto diffusi a Venezia nella splendida edizione adorna di xilografie, stampata nel 1475.

Da questa opera trasse l’ispirazione Vittore Carpaccio quando cominciò nel 1490 il suo ciclo, una delle maggiori imprese della sua arte in cui rifulse tutto il suo ingegno di magnifico e fedele interprete della vita veneziana del quattrocento.

Racconta Jacopo da Varagine che nel 384 dieci ambasciatori del re pagano di Inghilterra vennero alla corte del re cristiano di Bretagna per chiedere la mano della principessa Orsola per il principe Ereo figlio del loro re. Il re di Bretagna diede il suo assenso purché Ereo ricevesse il battesimo e acconsentisse, prima della nozze, di lasciare che la principessa Orsola compisse il voto di una peregrinazione religiosa, accompagnata da dieci nobili fanciulle, ciascuna seguita da uno stuolo di mille vergini. Accettò il re d’Inghilterra e la gran carovana, seguita da carri e preceduta da gonfaloni e da una croce d’argento, iniziò il suo viaggio cantando orazioni e salmi penitenziali. Una tremenda tempesta obbligò il peregrinaggio a fermarsi a Colonia dove Orsola ebbe la visione di un angelo che le disse di andare a Roma, ritornando poi a Colonia per la palma del martirio. E le vergini per Magonza, Basilea, Berna, Pavia giunsero a Roma accolte da papa Ciriaco, che avendo avuto anch’egli la stessa visione, a loro si univa nel viaggio di ritorno rinunciando al papato. Sotto le mura di Colonia, assalite dagli Unni, barbari idolatri, cadono le vergini e tra loro la bella e santa Orsola e con lei papa Ciriaco ed Ereo, il principe inglese battezzata, venuto ad incontrarla.

Questa la leggenda che rivive, con qualche variazione, nei dieci “teleri” del Carpaccio, oggi conservati in un’apposita sala delle nostre Gallerie, “teleri” famosi per la vivacità, il colore, la luce, la prospettiva, tra i quali eccelle, dice il Ruskin, il “Sogno di Orsola“, un vero capolavoro.

La scuola fu demolita nei primi anni dell’Ottocento, ma oggi un illustre scrittore d’arte vagheggia la sua ricostruzione per ospitare nella loro sede naturale i dieci “teleri” delle storia carpaccesche. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 29 luglio 1928.

FOTO: Alfonso Bussolin e Gallerie dell'Accademia di Venezia. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

2 Commenti

  1. Ciao.
    La pagina sulla scuola di Sant’Orsola è completamente errata.
    Lo so perché ci sono caduto anch’io ma poi facendo ricerche è emersa la verità.
    La scuola esiste ancora, sebbene solo nelle mura perimetrali, là dove è sempre stata.
    Anche sulle Arti di mestiere hai qualche lacuna.
    Comunque è pur sempre un bel lavoro.
    Potremmo unire le forze, il mio sito è http://www.veneziamuseo.it
    Cesare Peris

    • L’articolo in questione è stato ripreso fedelmente da uno scritto di Giovanni Malgarotto. Il Malgarotto teneva, negli anni ’20 del secolo scorso, una rubrica giornaliera sul Gazzettino intitolata “Curiosità storiche veneziane”, rubrica che ebbe allora un discreto successo. Il giornalista, certamente infiorava i suoi articoli, ma era un valente studioso, attento lettore soprattutto del Sanudo, ora definire quel scritto “completamente errato” mi sembra sinceramente una forzatura. Comunque sull’ipotesi di “unire le forze” se ne può parlare, potrebbe essere un bene per la nostra amata Venezia. Quando vuole ci possiamo incontrare.
      Cordialmente.

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