Un patrizio stravagante della contrada di San Giacomo dall’Orio, nel Sestiere di Santa Croce

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Campo San Giacomo dall'Orio - Sestiere di Santa Croce

Un patrizio stravagante della contrada di San Giacomo dall’Orio, nel Sestiere di Santa Croce

Nel 1515 tutti conoscevano a Venezia per le sue molte stravaganze il patrizio Luca Zen della contrada di San Giacomo dall’Orio, procuratore di San Marco “de ultra“, cioè amministratore dei lasciti di coloro che abitavano al di là del Canale Grande. Fra le tante stranezze, egli principiava sempre i suoi discorsi in Maggior Consiglio facendosi un gran segno di croce ed esclamando “in hoc segno vinces!“, per la strada se qualcuno lo salutava, rispondeva invariabilmente: “Nun lo conosso!” e tirava lungo, aveva ottantasei anni e voleva ammogliarsi, ma non essendogli riuscito a bene, prese in casa “una bella zovene di Campalto” che gli faceva da governante.

Il 26 aprile 1517 “se intese esser morto sier Luca Zen de vechieza senza mal et sentato su una cariega“. Il giorno dopo venne aperto il testamento e con meraviglia di tutti si seppe che aveva lasciato tutta la sua sostanza “a li procuratori di ultra dove l’era et non lassò nulla a una sua fia relita (vedova) di sier Domenego Querini la quali stava in casa“, destinando invece alla putta di Campalto trecento ducati e altri duecento per i suoi funerali con l’obbligo che il corteo funebre dovesse sempre “zirar a pe’ et mai con barca“.

Il 28 mattina il defunto venne tolto dalla sua casa e recato nella vicina chiesa di San Giacomo dall’Orio dove, dopo breve funzione, si riordinò il corteo per portarlo fino a San Marco: sier Luca vestito da frate, stava disteso sul cataletto e lo seguivano “quattro congregazioni di frati, il capitolo di San Marco, povari numero sessanta a ducati uno per uno, et sedise Iesuati con torzi in man“.

Il funerale per San Polo, Ponte di Rialto e Mercerie giunse in Piazzaet per piazza fo portato in ziro el morto, sonando le campane perché procurator“, e dopo rifacendo il lungo cammino si giunse infine in chiesa dei Frari dove sier Luca venne sepolto in un’area di sier Alvise Pisaniso zerman (cugino)”. Il giro era durato quasi tre ore.

Il giorno stesso la figlia di Luca Zen, assistita dal patrizio Zorzi Corner, presentò ricorso alla Quaratia civile impugnando il testamento del padre e sier Corner concluse la sua arringa dicendo: “L’è sta strambo ne la so vita, et ha voludo esser mato ne la so morte!“. I procuratori “di ultra” vennero ad un accordo pagando alla figlia diecimila ducati dei ventimila lasciati dal defunto. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 25 febbraio 1927.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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