Una partita a bocce in Campo Santi Giovanni e Paolo (San Zanipolo), nel Sestiere di Castello

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Michele Marieschi. Campo Santi Giovanni e Paolo

Una partita a bocce in Campo Santi Giovanni e Paolo (San Zanipolo), nel Sestiere di Castello

In una vecchia stampa di Michele Marieschi, valente incisore, celebre per le sue acqueforti veneziane del Settecento é riprodotto il Campo di San Zanipolo (Campo dei Santi Giovanni e Paolo) nel quale, tra il monumento di Bartolomeo Colleoni e la riva, quattro persone stanno giocando alle bocce attorniate da alcuni spettatori.

Era il gioco delle bocce uno tra i preferiti dei veneziani e dalla stampa del Marieschi e da un fatto narrato nelle note manoscritte del Cicogna sembra che il luogo più conveniente a quel gioco fosse il campo di San Zanipolo, campo tranquillo, lontano dal centro della vita cittadina e che ospitava una ben nota osteria all’insegna del “San Marco“, fornita di scelti vini così detti “navigati“.

Verso i primi di aprile del 1745, tra due popolani della contrada di San Severo e due di Santa Giustina corse una sfida alle bocce; la posta era una cena al “San Marco“, i padrini furono due giovani patrizi: per quelli di Santa Giustina sier Piero Bragadin, e per quelli di San Severo sier Anzolo Contarini di Santa Maria Formosa, entrambi buoni giocatori, compari e protettori dei contendenti.

Nel pomeriggio del 12 aprile ebbe luogo la gara nel Campo di San Zanipolo dove si riunirono i due partiti e mentre nell’osteria si preparava la lauta cena che doveva esser pagata dai vinti, nel campo cominciava la sfida. Fu lanciato il boccino da sier Bragadin cercando di avvicinare con le bocce il bersaglio: alla fine di questo primo giro, uno degli spettatori che si era assunto la parte di banditore annunciava tre punti a quei di San Severo ed uno solo ai giocatori di Santa Giustina.

Il secondo boccino lo trasse Anzolo Contarini, ma nel tiro sbagliò la rotta, la piccola boccia scantonò dietro il monumento Colleoni tra le proteste di quei di Santa Giustina che volevano rifarsi della prima sconfitta. Intervenne sier Bargadin e dette ragione ai suoi giocatori, l’altro rispose bruscamente che la colpa era stata del terreno che in quel punto faceva pendio, gli animi si accesero e le parole uscirono acerbe, tanto che il Contarini alzato un suo bastoncino colpì sul viso due volte il Bragadin. All’offesa il giovane patrizio perse il lume degli occhi e tratto un piccolo stile che teneva alla cintola si gettò sull’avversario colpendolo più volte dinanzi agli esterrefatti spettatori della fulminea e tragica scena. Ma alla vista del sangue il Bragadin ritornò in sé, gettò il pugnale e fuggì la Fondamenta dei Mendicanti verso le Fondamente Nove, mentre il ferito veniva subito soccorso e trasportato nel convento domenicano di San Zanipolo per le prime cure.

Quando il Consiglio dei Dieci conobbe il fatto e l’avvenuta fuga del Bragadin pubblicò un bando con taglia di cinquecento ducati a chi avesse arrestato e consegnato alla Repubblica al patrizio che si diceva fosse riparato nel Mantovano intanto, mercé le cure dei padri domenicani, Anzolo Contarini era guarito dalle ferite, numerose, ma non gravi, e conoscendo egli per primo il suo torto verso il Bragadin presentò istanza al Consiglio perché venisse graziato.

I Dieci lessero, ma non risposero; solo due anni dopo, nel maggio 1747 fu concesso al patrizio bandito un salvacondotto per la durata di anni cinquanta. In Campo San Zanipolo si continuò “a giogar le borele” fino alla caduta della Repubblica, (1) malgrado un bando del 1759, murato sulla Scuola di San Marco in Fondamenta dei Mendicanti, proibisse tutti i giochi nel campo con le solite pene di prigione, corda, frusta, galera, berlina ed altre ad arbitrio dei giudici.

Testo dell’iscrizione:

IL SERENISSIMO PRENCIPE
FA’ SAPER ET E
PER DELIBERAZIONE DELL ILLVST. ET ECCELL
SIGNORI INQVISITORI E REVISORI
SOPRA LE SCOLE GRANDI
CHE NON VI SY ALCUNO DI QVALVNQVE SI SIA SORTE E GENERE DI PERSONE CH ARDIS
CA DI DISTRURBARE CON CARICHI E DISCARICHI D’ ALGVNA SORTE D’ EFFETTI CHE DANNEGGI
AR POTESSERO ALLA RIVA DI RAGIONE DELLA VENER SCOLA DI S. MARCO ADIACENTE ALLA
MEDEMA RESTANDO VIGOROSAMENTE PROIBITO A CHIVNOVE IL FICCAR PALLI CHIODI FERRI ET ALT
RI MATERIALI ALLA RIVA MEDEMA E SVA FONDAMENTA NEC NON RESTA PROIBITO A CHISI SI SY IL PONER IN
VENDITA COMMESTIBILI ET ALTRO SOPRA LA PORT DI DETTA VENER SCOLA E NELLA PIAZZOLLA AVA
LA STESSA COME PVRE CHE NON VI SY ALCVNO CHARDISCA TANTO VICINO A DETTA RIVA QVANTO IN
DETTA PIAZZOLLA E PORTA DI DETTA SCOLA GIOCCAR A QVALSISIA GIOCCO DI CARTE ET ALTRO TVMVLT
VAR E STREPITAR PORTAR SCOAZZE ET IMMONDIZIE E FARE QVALUNOVE ALTRA COSA CONTRARIA AL
LE LEGGI DIVINE, ET AL RISPETTO DELLA SCOLA STESSA CON PENA A CHI CONTRAFARA DI PRIGIONE CORDA
VSTA GALLERA, BERLINA ET ALTRE AD ARBITRIO DELLA GIVSTIZIA CON TAGLIA ALL ACCVSATOR CHE SA
A TENVTO SECRETO DE LIRE DVECENTO DE PICCOLI DE BENI DEL REO E PERCHE TANTO E PIA QVANTO RISSO
LVTA VOLONTA’ DI LORO ECCELL CHE IL PRESENTE PROCLMA RESTI IN TVTTE LE SVE PARTI INTIERAME
NTE OBBEDITTO GLI INNOBEDIENTI RESTERANNO IRREMISSIBILMENTE PVNITI
DATA DAL MAGISTR ECCEALL SOPRADETTO LI 6 GIVGNO 1759
ZVANNE TIEPOLO INQVIS REVIS
LORENZO GRIMANI INQVIS REVIS
LORENZO GRIMANI INQVIS REVIS
ANDREA DIEDO INQVIS REVIS
ADI 22 GIVGNO 1759 PVBLICATO PER ME FRANCESCO LANZA PVBLICO COMMANDADOR

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 31 ottobre 1928.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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