Il Campanile della Chiesa dei Santi Apostoli, nel Sestiere di Cannaregio
Dopo la caduta del campanile di San Giorgio Maggiore avvenuta nel 1774, una grande “tremariola” aveva invaso color che abitavano vicino alle chiese, tanto più che appena un anno dopo il Senato ordinava di atterrare il campanile di Santa Maria Zobenigo perché minacciava rovina. Soltanto la musa popolare canzonava e rideva:
I veneziani mati
Xe deventai puteli
E adesso i tiol per man i campanieli.
La tramariola ciapa tutti quanti
E su li altari trema per i santi.
I Provveditori di Comune mandarono in giro i loro tecnici ad esaminare i campanili più antichi e fra gli altri fu convenuto che quello dei Santi Apostoli aveva urgente bisogno di riparazioni alla cupola e alla cella della campane. Fu subito dato mano al lavoro.
Era capo dei lavoranti un tale Meneghetto di Cannaregio il quale, camminando sul cornicione esterno della cupola, forse colto da capogiro o per sbadataggine propria, cadde e nella caduta ebbe la fortuna d’impigliarsi con la giacchetta che teneva aperta in un grosso arpione sporgente dal muro a mezzo della torre. Alle grida dei lavoranti accorse subito gente, e il poveretto fu salvato da un terribile morte.
Quasi un secolo prima e precisamente nel 1673, racconta la cronaca Svale, nella ricostruzione della cupola dello stesso campanile accadde un fatto simile, Domenico Longo, detto Bachetin, vecchio prete della chiesa, sdrucciolò giù dalla cella delle campane e nella caduta rimase impigliato con la veste alle sfere dell’orologio. Così sospeso il povero prete si mise a cantare l'”Ufficio dei morti“, ma non fu profeta perché venne salvato.
Il campanile dei Santi Apostoli non voleva vittime, ma nella sua bontà non ebbe fortuna poiché il 28 ottobre 1779 la sua cupola venne devastata dal fulmine. (1)
(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 9 ottobre 1925.
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