La prima comparsa dei “recini” (orecchini) a Venezia, nel 1525

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Ruga dei Oresi - Sestiere di San Polo

La prima comparsa dei “recini” (orecchini) a Venezia, nel 1525

Marin Sanudo, l’autore dei famosi Diari, fu inviato il 6 dicembre 1525 da Francesco Bragadin, della contrada di Santa Giustina, alle nozze di una sua nipote con sier Lorenzo da Mula che era “Locotenente in la Patria dil Friul“. Le nozze furono splendide, si fece un grandissimo pranzo di trecento gentiluomini; quasi tutto il Collegio, i Capi dei Dieci, gli Avogadori e molti del Senato. Le tavole erano in portego e fra gli inviati c’era anche prete Battista Egnazio, il grande umanista, che fece un discorso agli sposi.

Ma “una cosa notanda“, racconta il Sanudo, “no voio restar de scriver, vidi tra le nobildonne siora Marina, fia de Filippo Sanudo, mia parente, et muier de Zuane Foscari la qual se ha fato forar le recchie, et con un aneleto de oro sotil portava una perla grossa per banda“. Tutti la guardavano curiosamente, le patrizie anche con una certa invidia, poiché quelle grosse perle ai lati del viso, facevano risaltare vie più la bellezza di donna Marina. Questa fu la prima apparizione a Venezia degli orecchini muliebri. Però Sanudo, che era un po’ brontolone per tutto quello che sapeva di novità, conclude che quello “hera costume de le more de l’Africa et mi dispiacque assae“, ma la moda era ormai lanciata e le patrizie prima, le cittadine poi, l’accolsero con favore.

Antonio Secco, miedego pratico visitaor, ebbe subito gran voga nel forar le rechie senza dolore, e nelle vetrine in Ruga dei Oresi a Rialto si cominciarono a vedere in mostra i primi orecchini d’oro e d’argento con perle e pietre preziose. Un anno dopo nel 1526 Battista Rizzoletti, che aveva bottega all’insegna del Gesù vicino alla Calle del Sturion, vendeva in soli tre mesi tanti orecchini per un valore di diecimila ducati. (1)

Nell’area di Rialto, tra il Palazzo dei Dieci Savi e la Ruga Vecchia San Giovanni, si trovano i toponimi Ruga e Sotoportego dei Oresi (orefici). Il nome deriva dalla presenza di numerose botteghe di orefici che hanno origini molto antiche di cui si trova traccia in documenti del 1015. Nel marzo del 1331 fu approvata la deliberazione del Maggior Consiglio che obbligava gli oresi a commerciare, lavorare e vendere l’oro esclusivamente nell’Insula di Rialto, tuttavia anche dopo la revoca di tale restrizione, si continuò a lavorare e vendere oro e preziosi quasi esclusivamente a Rialto. Ogni artigiano che aveva bottega prospiciente il sottoportico e la Ruga degli Oresi si impegnava a far affrescare la crociera del soffitto in corrispondenza del proprio negozio, dandogli così lustro e provvedendo contemporaneamente alla manutenzione in buono stato dell’edificio pubblico. Gli affreschi del Sotoportego di Rialto sono tra i rari affreschi esterni rimasti visibili in città.(2)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 25 luglio 1925.

(2) https://live.comune.venezia.it/it/2018/08/ruga-e-sotoportego-dei-oresi

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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