I riti del Venerdì Santo nella Basilica di San Marco

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Tintoretto, La crocifissione, Sala dell'albergo, Scuola di San Rocco, Venezia

I riti del Venerdì Santo nella Basilica di San Marco 

Sua Serenità in abito da lutto, con la Serenissima Signoria e Presidente de Senato e dei Consigli pur tutti a lutto, assiste alle funzioni della mattina in san Marco“. Nel pomeriggio interveniva nella predica della Passione e subito dopo aveva principio la processione che, si radunava in chiesa, usciva dalla porta maggiore del Palazzo Ducale, la Porta d’oro, poi detta Porta della Carta. Precedevano le sei Confraternite grandi, tutte le fraterie, i Canonici di San Marco, e una lunga schiera di penitenti vestiti in cappa nera che li copriva dal capo ai piedi e recanti massicce torce dipinte e dorate; poi veniva la bara col corpo di Cristo in sacramento sotto un baldacchino nero portato da sei sottocanonici ed era seguita dal doge, dal Patriarca, dal Primicerio, da moltissimi patrizi in toga, da cittadini e da numeroso popolo.

La processione faceva il giro esterno della chiesa, entrava dalla porta dirimpetto San Basso e, giunta presso l’altare maggiore, il corpo di Gesù in Eucarestia veniva deposto nel sepolcro. S’avanzava allora il Cancelliere grande, riceveva dal doge il sigillo ducale e lo presentava al Patriarca il quale, chiusa la piccola porta del sepolcro, la sigillava con lo stemma della Repubblica.

Così finiva la processione del pomeriggio: alla sera la Piazza di San Marco era tutta illuminata, le campane tacevano, la folla era silenziosa, ma dappertutto, nei campi, nelle rughe, nelle calli, c’era una grande luminaria di ceri, di candele, di fanali tanto che Venezia vista dall’isola di San Secondo o da quella di San Giorgio in alga pareva tutta circonfusa da una splendida aureola di luce. Nel 25 marzo 1796, un anno prima della fine della Repubblica, la città spese in cere nel Venerdì Santo circa diecimila ducati. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 14 aprile 1927.

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