Il pellegrinaggio in Terra Santa di Barbon Morosini, da Santa Maria Formosa, nel Sestiere di Castello

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Campo Santa Maria Formosa - Castello

Il pellegrinaggio in Terra Santa di Barbon Morosini, da Santa Maria Formosa, nel Sestiere di Castello

Un curioso libretto di appena trenta pagine manoscritte si trova alla Marciana, codice sesto della raccolta Svaier, dal titolo: “Peregrinagio de mi Barbon Morosini al viaggio de Jerusalem et altri lochi de terra santa“.

Barbone Morosini, figlio di Giustiniano della contrada di Santa Maria Formosa, si trovava nel 1514 come mercante in Soria e facendo uno strappo agli affari del suo commercio di spezierie andò con una carovana veneziana a Damasco ed il 15 luglio da questa città partì tutto solo per Gerusalemme volendo visitare tutta la Terra Santa, molto per curiosità ed un po’ per devozione.

Il viaggio fu dapprima alquanto sfortunato poiché il Morosini si ammalò sembra di peste, ma in breve guarì; cadde da cavallo e si ruppe la cavechia (caviglia); nel deserto, dove un tempo abitò San Giovanni, fu assalito dai ladri e dovete pagare una certa somma, ma ciò nonostante giunse a Sion (Monte Sion a Gerusalemme) e nel convento di San Francesco fu da quei frati ricevuto con grandissima cortesia ed il padre guardiano, tale Francesco Surian (a), di famiglia patrizia veneziana estinta nel 1630, li volle anca lavar li piedi.

A Gerusalemme per visitare il Santo Sepolcro dovette pagare cinque ducati d’oro a restò disilluso sebbene ci fossero “marmi cum altre bellissime pietre, musaichi et altri ornamenti e sono accese sempre mille et duecento lampade da tutte le nation christiane per esser questo locho comune, ma più autoritade pare habino li frati nostri“. Conobbe a Gerusalemme un frate di Udine dell’ordine di San Francesco certo Bernardino Orsetti e questi gli fu ottima guida nel suo pellegrinaggio specialmente sul Monte Carmelo, a cinque o sei miglia da Nazareth.

Però nel suo viaggio egli non fa che lagnarsi delle spese, del caldo, delle mosche e rimpiange il suo San Marco più belo del Santo Sepolcro, la sua laguna senza la pegola viscosa del Mar Morto, e la sua Venetia senza la polvere de Jerusalem. Giunse così brontolando sulle sponde del Lago di Tiberiade alla fine del 1514, in una fertile vallata, dove alfine trovò qualche cosa di buono poiché “volse di quelli buoni pesci in memoria dele piscation de i sancti apostoli, qual pesci non sono meno buoni de le nostre orade vechie cum la corona“.

Il Morosini, che sembra avesse la furberia di mettere d’accordo il sentimento religioso con il buon gusto culinario, morì a Venezia nel 1530 e fu sepolto dalla moglie Elisabetta Giustinian nella Chiesa di San Giorgio Maggiore. (1)

(a) I Surian (o Suriano) vennero dalla Siria con altre famiglie profughe da Tolemaide caduta in potere dei Saraceni nel 1291. Il capostipite di questa famiglia fu un tale Jacopo della contrada di San Vito, che nel 1299 fu il primo ammesso al patriziato Veneto. Per divisa che caratterizzava questa famiglia avevano questo motto: presto desmentegavano e presto se aricordavano (presto obliare, e presto ricordare), e per stemma gentilizio una croce di cavaliere su campo bianco e nero.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 28 maggio 1924.

Il Santo Sepolcro a Gerusalemme.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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