Il carnevale allegro del 1510
Alla fine del 1508 si proclamò la famosa Lega di Cambrai contro Venezia e nel principio del 1510 la Serenissima si trovava a combattere di fronte a quasi tutta l’Italia e l’Europa. Sebbene in quei mesi si fossero già spesi due milioni di ducati, quasi quattordici milioni di moneta nostra (ca. 12,5 milioni di € attuali) per le opere di offesa e di difesa; sebbene i commerci; pure in mezzo a tante sciagure di guerra, nella città di Venezia il Carnevale del 1510 veniva festeggiato con tanta allegria, tante maschere, tanti balli, sagre e baccanali, da sembrare che, cosa lo stordimento della gioia, si volessero dimenticare i sinistri eventi. Così narra nei suoi diari il Priuli e così lo conferma il Sanuto, entrambi contemporanei.
Cominciarono le feste il giorno di San Stefano, con le cacce dei tori, con le giostre, con le forze d’Ercole e proseguivano poi in un crescendo magnifico di lusso e di gioia sfrenata.
Molti furono i matrimoni durante l’allegro carnevale: alle nozze di Francesco Foscari di Nicolò con la figlia di Giovanni Venier, capo dei Dieci, le feste durarono sei giorni e quattrocentoventi furono i convitati, a quelle di Alvise Tron con Laura Corner gli invitati furono seicento ed il solo pasto de noze durò dieci ore con grande profusione “de fasani, francolini, pavoni, pernise et colombini“. A palazzo Pesaro a San Benedetto, per il matrimonio Pesaro-Bragadin, si convertì la vastissima corte in una grande sala col Paradiso da una parte e l’inferno dall’altra parte, con fuochi, diavoli, ninfe, angeli e carri trionfali.
Perfino nel Castelletto a Rialto, il ghetto delle meretrici, si ballava e cantava tutta la notte “et non potevano intervenire li putti” perché le mummare (mascherate) e i balli erano lascivi, sotto pena di lire diese et scuriate venticinque alle matrone, proprietarie dei lupanari.
Agli spettacoli corrispondeva il lusso del vestito; erano adoperate le stoffe più ricche, la seta, il vellutto, i drappi d’oro, a dispetto di tutte le leggi che emanavano i Provveditori alle Pompe. Venezia forse in quell’orgia carnevalesca cercava di dimenticare. Tre anni appresso però, e cioè nel 1513, i Provveditori alle Pompe emanavano il famoso decreto che frenava il lusso e così fatti dispendi. (1)
(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 3 ottobre 1924.
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